(Jeepster 1996)
Buona la prima. Hanno fatto centro al primo colpo. E
che centro. Viene da sospettare che il loro fuggire
dai media sia per nascondere una loro origine aliena.
Sappiamo i loro nomi : Stuart Murdoch (vocals, giutar,
piano), Stuart David (bass), Stevie Jackson (guitars,
harminca, vocals), Richard Colburn (drums), Chris
Geddes (keyboards, guitar), Isobel Cambpell (cello)
and Sarah Martin (violin, stylophone); e abbiamo la
loro musica, per il resto possiamo lasciare vagare la
nostra immaginazione. Forse custodiscono il segreto
per poter viaggiare nel tempo, riuscendo così poi a
tradurre in modo assolutamente autentico i suoni che
hanno caratterizzato la storia della musica, non
perdendo in originalità. Sembrano arrivare
direttamente dagli anni del rock ‘n’ roll in You’re
just a baby, oppure dagli anni ’80 della disco in
Electronic Renaissance, ma dando al tutto il loro
tocco. Difficile non lasciarsi trasportare dal ritmo
delle chitarre acustiche di The State I am in e
quelle accompagnate dalla tromba spensierata di She’s
losing it.
Si odora l’America, quella di Simon & Garfunkel, un
po’ ovunque, in I could be dreaming, in I don’t
love anyone per tornare alla Scozia nell’intima Mary
Jo e in Expactations, con quel bellissimo crescendo
di strumenti.
Un album gustoso dall’inizio alla fine, e pensare che
è nato come progetto di un college di musica. Un album
appena nato e con già tutta la sapienza necessaria a
farne un classico. Ogni canzone ha intensità ed è così
perfettamente compiuta in se stessa da essere quasi
incredibile per un esordio.
Voto: 8
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Autore: fran_catalini@yahoo.co.uk