(Lost highway/Universal)
Nuovo lavoro per la cantautrice della Luisiana (nata a Lake Charles) ed anche questa volta, come per il precedente “Car wheels on a Gravel road”, è riuscita a creare uno splendido lavoro, anzi si può dire senza dubbio che “Essence” è anche superiore al disco precedente. Infatti in soli tre anni Lucinda ha portato a termine forse il suo miglior disco da quando ha iniziato la sua carriera discografica nel lontano 1978, una carriera non facile la sua, dato anche che in ventiquattro anni ha registrato soltanto sei dischi, facendo maturare al meglio le sue aspirazioni, assorbendo lentamente tutte le influenze di amici quali Nancy Griffith, Lyle Lovett, Townes Van Zandt, Steve Earle e non ultimo ma forse il più rappresentativo il grande Dave Alvin, insomma tutta la crema della roots music, personaggi capaci di donare a chi la desidera una sensibilità musicale fuori dal comune. E se a questi grandissimi aggiungiamo anche il padre di Lucinda, Miller Wilson, poeta, professore di letteratura, critico musicale e grande compositore di old country music, i giochi sono fatti.
“Essence” ha un suono solido e coinvolgente che emana tranquillità e malinconia e tutta la grande espressività di Lucinda trova qui il suo apice creando uno strepitoso legame tra la sua voce suadente e gli strumenti. La produzione è riservata a Charlie Sexton e i musicisti che vi partecipano sono tutti di prim’ordine, basti pensare a Ryan Adams, Jim Keltner e Bo Ramsey.
Il disco si apre con Lonely girls, la voce appare subito malinconica, intensa, dolce, con dei suoni languidi a tempo di valzer lento a farle da contorno.
Steal your love è un classico brano di roots music cantato con voce più decisa, mentre I envy the wind è una ballata country cantata con voce molto drammatica, con un suono dietro appena accenato per far risaltare ancor di pù l’incisiva profondità della protagonista.
Blue ha invece un tessuto più folk, meno drammatico e più rilassato, ma con una nota malinconica di fondo sempre presente ed un violino in evidenza ad accompagnare il ritornello centrale. Con Out of touch l’atmosfera si fa più elettrica con basso chitarra e batteria in bella evidenza mentre Lucinda sembra quasi strascicare la voce creando un’amalgama molto coinvolgente.
Are you down è un altro brano in cui si cambia registro: inizia in maniera molto soffusa con un organo e una chitarra appena accennati, che sembrano cercarsi per trovare un unisono, poi parte la batteria e il tutto prende la forma di un jazz-blues molto notturno, fumoso, misterioso, cantato da Lucinda in modo molto intrigante. Essence è un altro brano molto elettrico con la chitarra protagonista e la voce arrochita, espressiva quasi rabbiosa della protagonista ci fa ulteriormente capire di che stoffa è fatta la ragazza: dalla ballata malinconica riesce a passare al rock venato di blues con la massima naturalezza e lo stesso coinvolgimento emotivo e infatti con Reason to cry si ritorna ad un lento valzer country suonato e cantato con pacatezza. Si cambia ancora con Get right with god e ci si tuffa nel profondo sud degli Stati Uniti con un gospel-country-blues elettrico e pulsante dove Lucinda sembra proprio sembra divertirsi raccontando più che cantando, quasi fosse un talkin’ blues degli anni trenta.
In Bus to Baton Rouge si và in Luisiana, in territori tanto cari a lucinda dove la sua voce si fa più rarefatta , ritorna malinconica in una ballata lenta e triste con un ritornello a due voci che prende subito trasportandoci probabilmente autobiografica rimandando la nostra memoria a Lake Charles del precedente Car wheels on a gravel road, stessa malinconia, stessa avvolgente nostalgia per una ballata stupenda e molto intimista. L’ultimo brano del disco è Broken butterflies dove Lucinda sembra addolcire ancora di più la sua voce in una sorta di ninna-nanna con lontane reminescenze country-folk di una dolcezza e profondità uniche, l’idea è che voglia salutare nel modo più tenero, dolce e sincero possibile quasi ringraziarci per averla aspettata tre anni.
Concludo dicendo che “Essence” è un disco fantastico di un’autrice dotata di sensibilità unica e che siamo noi a ringraziarla per averci concesso cosi tanta dolcezza e profondità.
Voto: 8
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Autore: Letitrock@libero.it