Dopo due album con una major (esordio nel 1997), senza un “dignitoso” riscontro commerciale, Mathhew Ryan riparte con un’etichetta indipendente, per un disco dal budget limitato ma che non delude le attese di quanti lo hanno seguito sin ora.
Rispetto ai due precedenti lavori, “Concussion” é un disco fondamentalmente acustico, dove dominano composizioni intime, sorrette spesso esclusivamente da pochi accordi di chitarra acustica, per un disco notturno, intenso, poco immediato e poco ruffiano (non è un caso che sia ritornato indipendente).
L’iniziale Drift, le successive Rabbit, Happy hour, Too soon to tell, Chikering angel e la conclusiva Shake the tree, sono gli episodi più intimi e malinconici del disco; una chitarra accennata, la voce sofferta che racconta più che cantare, canzoni semplici che richiedono impegno per essere accettate come sono, nella completa assenza di virtuosismi di qual si voglia tipo, nude e indifese, con melodie stentate, acquistano intensità dal loro essere spogliate da inutili ricami.
Devastation, quinta traccia, è forse il brano più riuscito del disco; in duetto con Lucinda Williams, l’autore crea una ballata dalla presa immediata, con una melodia vincente e con le voci sofferte che raccontano una relazione passata ma non dimenticata.
Gli episodi più “energici”(????) si riducono a due: Night Watchman che ricorda alcune cose del più recente Elliot Murphy e Somebody got murdered cover dei Clash, suonata ed interpretata con lo stile che caratterizzavano i precedenti due album di Matthew Ryan.
Un buon disco che non aggiunge nulla di nuovo al vasto panorama del rock cantautorale U.S.A., da parte di un giovane di talento che con onestà e semplicità continua a raccontare, a chi le vuol sentire, le sue piccole storie.
Dischi come questo non possono che far del bene alla musica.
Voto: 6
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