(Polygram 1996)
Dopo il primo pezzo esordiscono dicendo: “It’s a real trip for us”. E come potrebbe essere altrimenti.
Loro sono grandi, sono veri, sono autenticamente i Kiss. Questo è un ‘capolavoro di bambino’ un unplugged che tutto unplugged non è ma che suona unplugged. In questo album come in tutti questi anni che li hanno visti sulla cresta dell’onda e in disgrazia per poi risalire, i Kiss son stati e sono grandi. La reunion raccoglie all’altare tutti gli sposi Ace Freheley, Peter Criss, Gene Simmons, Pul Stanley gli unici possessori del nome Kiss. Le canzoni tratte dal loro repertorio sono una più bella dell’altra, dall’esordio Comin’ Home alla cavalcata Plaster Caster, alla ‘torch song’ Goin’ Blind, al funk cartonesco e sbruffone di Do You Love Me, all’hard rock con venature glam di Domino. E ancora Sure Know Something con cori alla Eye Of The Tiger ma con un kilo di classe e di stile in più, A World Without You altra ‘torch song’ strappalacrime, Rock Bottom, inizio di chitarra acustica folk, stop, travolgente ripartenza per una band che va vele spiegate. Una malinconica balla ta come I still Love You (anch’io vi amerò per sempre) e poi la corale e dolcissima Every Time I Look At You che, come teenagers pittati in bianco e nero non si smette mai di ascoltare.
Chi scrive li ha visti qualche anno fa a Milano. Sono stati grandi: hanno dato l’anima suonando per due ore e mezza, hanno divertito e si sono divertiti, stipiti di tanto calore da parte del pubblico. Riascoltando e riascoltando questo disco si capisce come sia potuto succedere. Avevano ritrovato la magia e ce ne hanno fatto dono.
Voto: 10
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