(Transcopic 2002)
Terza creazione da solista del chitarrista artistoide dei Blur. Autoprodotto grazie alla sua etichetta Transcopic, nata per produrre e promuovere nuovi gruppi del panorama musicale inglese. Così, momentaneamente libero dalla band che ha cavalcato l’onda del Brit Pop e che dopo l’uscita di ‘13’ nel ’99 s’è presa un lungo periodo di pausa, Coxon ha potuto dedicarsi alla produzione di un ep che ha superato in maturità gli altri due precedenti: il più soft e moderato ‘The Sky is Too High’ e il più heavy e ‘rumoroso’ ‘Golden D‘.
Un cd ‘impressionista’ fatto in casa, sempre senza troppe pretese se non quella di dare voce ai propri sentimenti provando sia vie alternative (le solite da lui percorse) sia tradizionali (ed è qui la novità). E il timido Graham non potendo contare in una voce particolarmente ‘dotata’, ha affidato, as usual, alla sua chitarra la parte principale. Una voce che però ben s’adatta all’atmosfera lo-fi e blueseggiante dell’album (belli i cambiamenti di ritmo e le lunghe introduzioni/code). E voce e chitarra s’incontrano felicemente in canzoni che rivisitano il vecchio blues come nella divertente ‘I’m goin’ away’, in ‘Tired’ e nel ‘recitativo secco’ iniziale di ‘Hurt Prone’; o quando si ritrova con la sola sua chitarra nella ballata ‘Bonfires’, nella introspettiva ‘Too Uptight’, in ‘All has gone’, nella ispiratissima ‘Thank God for the Rain’ (potrebbe essere un omaggio a Bob Dylan?) e nel ‘mal de vivre’ di ‘A Place for Grief’. Ma il timido Graham è anche capace di creare pezzi in cui a fatica ci si tiene fermi sulla sedia ed esplode come in ‘Burn it do now’, come in ‘Empy Word’ e nella trascinante ‘You never will be’. Non male questo Coxon versione blues-country. Mille facce e sfaccettature che fanno di questo un album eterogeneo e variegato: a dimostrazione che Coxon non si fa mai indietro quando si tratta di sperimentare ed è sempre aperto alle diverse influenze musicali.
Voto: 8
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Autore: fran_catalini@yahoo.co.uk