Secondo album per i canadesi Radiogram dell’indipendente Endearing Records, dopo il buon esordio di “Unbetwenn” che ha portato alla band un discreto seguito nel vecchio continente.
Ciò che il gruppo propone è molto vicino a quel movimento, mai ben definito e spesso ad uso e consumo dei soli giornalisti, denominato “Alternative Country”, che molti “critici” fanno iniziare con l’esordio degli Uncle Tupelo e che vede come protagonisti gruppi come Jayhawks, Whiskeytown, Blue Mountain, Wilco……, che a differenza del gruppo canadese hanno un approccio sicuramente più rock.
Nei Radiogram dominano atmosfere rilassate, malinconiche, come se i Red House Painters o gli Smog si siano innamorati del country più tradizionale mantenendo l’approccio slow-core che li caratterizza.
Sonorità quasi esclusivamente acustiche, dove spicca la voce pigra del leader Ken Beattie, supportato spesso da una seconda voce femminile ad arricchire le armonie vocali; particolare è l’uso della tromba in gran parte dei brani, in un contesto musicale dove non è usuale il suo utilizzo, che enfatizza l’atmosfera malinconica del disco.
Tra le migliori tracce da menzionare sicuramente la seconda, una ballata tra le più “allegre” del disco, dalla melodia coinvolgente e di immediata presa, così come la quarta traccia (scusate ma nel promo non è inserita la track list), un piacevolissimo brano dove la voce di Beattie duetta con una voce femminile in un brano che ricorda molto i già citati Jayhawks. Un commento a parte merita la traccia numero otto, una lentissima ballad dai toni dimessi dove si inserisce tromba e organo per creare il brano più notturno e riuscito dell’album.
In definitiva un buon lavoro da parte di una giovane band che non brilla in modo particolare nel vasto territorio della roots music, ma che ha gettato le basi per un dignitoso futuro.
Voto: 7
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