(Bloodstar 2002)
Premetto che odio essere diretto, ho orrore della banalità e considero la complessità come uno dei più grandi doni concessi a questa esistenza. Quest’album a suo modo mi fa violenza, per il fatto di costringermi all’uso di poche e semplici parole.
“Saint Dymphnae” è magnifico. Cat hope è tra le più ispirate interpreti attualmente in circolazione. I Gata Negra si riconfermano come una delle più notevoli realtà musicali australiane, come l’esordio “Cage of Stars” aveva già a suo tempo dimostrato. La Bloodstar, con il suo selettivo catalogo e l’originalità delle sue confezioni handmade è qualcosa di cui non ci scorderemo mai. Lo avete sentito dire mille volte per molti altri dischi, e molte volte lo avete purtroppo sentito invano. Non ora.
Agli inguaribili bisognosi di credenziali ricordo che Cat Hope ha collaborato con nomi quali Hugo Race, Stellarc, Ikue Mori; a chi è invece disposto a fidarsi dell’abbandono estatico in cui mi ha precipitato questo ascolto fin dalle prime note posso solo dire che I Gata Negra vanno molto oltre. Le atmosfere di “Saint Dymphnae” sono superlativamente e fascinosamente noir, il velo di tristezza esistenziale che ricopre queste pop songs è ineguagliabile (Once Upon a Time e Your Smile Betrays You sono illuminati al riguardo), l’intensità e la profondità espressive semplicemente uniche. Il crescendo di angelica disperazione di Cruel è dolce e lancinante al tempo stesso, Science Fiction Song polverizza con due sole strofe la vostra canzone preferita di Tindersticks, Gallon Drunk, o dei Cousteau più oscuri, mentre l’iniziale La Scalinata è pura magia sussurrata. Cat ha una voce stupenda, e i suoi arrangiamenti di basso la fanno da padrone durante tutto il percorso sonoro mentre il violoncello di Mel Robinson ora irradia, ora sottrae, ora deforma una struggente malinconia di fondo che rimane comunque e in definitiva la vera cifra del disco. La chitarra compare soltanto qua e là a tratti discreta, a tratti straziantemente psichedelica inseguendo gli umori, le stasi, i picchi drammatici delle composizioni. Basta così, non resisto…: uno dei migliori dischi che vi capiterà mai di ascoltare.
Voto: 10
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