Una solida reputazione Elizabeth Elmore se l’era già costruita appena ventiduenne con la sua prima band Sarge esplosa ovunque nella stampa musicale made in Usa, dalle pagine del Rolling Stones a Spin finendo addirittura su inchiostri musicalmente atipici come quelli di Playboy (?!). Dopo lo scioglimento dei Sarge nel 1999 e un breve periodo in tour semplicemente come Elizabeth Elmore, l’irruente giovinastra statunitense torna con una band vera e propria, e con un sound carico di energia, dolcezza, eleganza e immediatezza al tempo stesso.
Prodotto da Jay Bennet dei Wilco e con la partecipazione di ospiti illustri quali Fred Erskine dei June of 44 o Josh Berman degli Him, l’omonimo debutto dei The Reputation uscito su Initial Records è una scossa adrenalinica difficilmente anestetizzabile inferta all’odierno panorama indie rock americano. Le dieci tracce del disco, tutte di ottimo livello, evocano una varietà di riferimenti che potrebbero comprendere a tratti i Lemonheads, a tratti le Breeders, così come sonorità attive al di qua dell’atlantico quali Bettie Seervert o dei Gene virati al femminile.
La voce di Elizabeth fa riandare con la mente allo splendido “Palomine” dei già citati Bettie Serveert (tolto uno solo dei veli di tenue malinconia della band di Carol Van Dijk) e dà il meglio di sé nella pianistiche The Uselessness of Friend e la finale Almost Blue Bakeriana. La sua chitarra invece confeziona insieme a quella di Sean Hulet alcune delle migliori power pop songs ascoltate ultimamente come la magnifica Misery by Design o gioielli melodici di grande intensità come la splendida For the Win. Le lyrics e l’abilità di Elizabeth come songwriter sono entrambe spiazzanti nella loro semplicità ed efficacia e l’intero disco è un’iniezione american pop fatta direttamente al cuore. Paura degli aghi?
Voto: 8
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