(Grand Royal 2000)
E come tutte le favole narrano, i nostri eroi giunsero al cospetto della fanciulla che si tramutò, meraviglia delle meraviglie, nel terzo album della loro carriera.
E come tutte le favole di produzione non Disney ancora narrano, dopo questo incontro i nostri eroi decisero di andare ognuno in un posto diverso da dove sarebbe andato l’altro, semplicemente per non vederlo più. Che dire se non peccato perché l’album ci stava e ci sta tutto nei panni un pò a sbuffo, ma di tessuto buono, buonissimo, è garantito. E pensare che la fibra e la trama, sapientemente intessute dal cantante Cedric che si sgola per davvero, non fa finta; dalla batteria che snocciola controtempi degni di un batterista free e dalla chitarra di Omar (chiamiamoli per nome, sono dei nostri), distorta ma non “gastritica”, ricordano e avrebbero potuto forse proseguire, rinnovare e combinare-riplasmare-mutare-trangenderizzare i Jesus Lizard (mai dimenticati da chi scrive) e altri arrabbiati del rock. Al primo, al secondo ascolto, ai successivi i pezzi (scegliamone tre come esempi e cioè One Armed Scissor, Sleepwalk Capsules, Quarantined) dimostrano che si può fare musica, crederci, viverla e urlarla senza “sbavare” e cedere a facili pastoie post-metal, post-core, post-tutto. Ma in loro qualcosa si è rotto e a noi non possiamo far altro che dispiacercene, e ricordarli (a meno, speriamo, di un ripensamento) ascoltando e cantando le loro canzoni.
Voto: 8
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