(Edgetonerecords 2002)
Sicuramente Ernesto Diaz-Infante, oltre ad essere uno dei più acuti sperimentatori della Bay Area è uno dei più prolifici musicisti americani.
Infatti a distanza di poco tempo dall’ultima fatica (vedi recensione) fa uscire un nuovo album con l’etichetta Edgetone Records a nome Abstractions dove lo vediamo alla chitarra/pianoforte/voce/radio/manipolazioni di vari cds, insieme a Scott R. Looney alle percussioni/giocattoli, Bob Marsch al violino/voce, Jesse Quattro alla voce, Rent Romus al sassofono alto/soprano/ giocattoli anche lui, suoni e ammennicoli vari.
Partito dall’incontro/idea di Infante e Romus questo cd è “come al solito” una discesa cacofonica nella sperimentazione più pura e viscerale. Taglia e e cuci, frequenze disturbate, percussioni, “urla” di sax mal digerito e voce molto ma molto ben modulata in “strilli” d’occasione. Richiama negli intenti certo sperimentalismo vocale, ma mantiene l’innocenza e la voglia di “indispettire”, di disturbare l’ascoltatore. E ci riesce bene nelle varie sequenze dei brani dai titoli a dir poco assurdi, con durata variabile da mezzo minuto a più di quattro. Patckwork sonoro sempre interessante da seguire per comprendere come si riescono ad integrare queste “produzioni sonore” cercando di comunicare qualcosa, chissà che cosa, all’ascoltatore. Unica nota dolente è l’eccessiva lunghezza del cd. Ma si può rimediare in futuro.
Voto: 7
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