Sesta prova sulla lunga distanza per i Luna di Dean Wareham (ex Galaxie 500), la prima all’indomani della separazione della major (Elektra/Warner) che aveva prodotto tutte le precedenti uscite, fin dagli esordi (“Lunapark”, 1992; “”Bewitched”, 1994; “Penthouse”, 1995; “Pup tent”, 1997), separazione tutt’altro che indolore, visto che ha comportato la scarsa reperibilità del precedente “The days of our nights”, (uscito proprio nello stesso periodo e divenuto ben presto agognato oggetto misterioso per tutti i seguaci dei Nostri) e che ha lasciato per qualche tempo la formazione in una sorta di limbo, senza contratto né certezze circa il proprio futuro. La band è ora accasata presso la Jetset, una delle etichette indipendenti americane più gettonate del momento, e la formazione presenta qualche novità, con l’inserimento della bassista Britta Phillips (la quale, peraltro, dimostra di avere anche delle rimarchevoli doti vocali) al posto dell’ex Chills Justin Harwood.
“Romantica” è allo stesso tempo assai simile e diverso dagli album che l’anno preceduto. Simile perché Wareham non rinnega le sue radici velvettiane (e come potrebbe?) e torna a proporci del sublime ed etereo pop sottilmente psichedelico; diverso perché le canzoni qui contenute, cariche come sono di intimità, calore e tenerezza, sono mediamente più accessibili nella loro semplicità e spontaneità rispetto alla passata produzione targata Luna.
Nel diffondere le sue note tutt’intorno, “Romantica” tenta l’ascoltatore fin dall’inizio senza dargli tregua, seducendolo lentamente con docilità e discrezione, senza lasciargli scampo, ammaliandolo come un omerico canto delle sirene. E’ un flusso di melodie che vanno dritte al cuore, risvegliando il ricordo delle più diverse emozioni che tutti proviamo nella nostra quotidianità, un diario nel quale sono frettolosamente ma significativamente annotati e immortalati momenti piacevoli e frangenti dolorosi della vita di ogni giorno.
“Romantica” è estatica contemplazione della persona oggetto dei nostri desideri (“Lovedust”); è la frustrazione che viene dal non riuscire a vivere il proprio amore fio in fondo, a causa di tutti i suoi paradossi (“Rememories”), delle mille incertezze che esso reca sempre con sè e i timori che queste suscitano (la title-track), dell’impossibilità di dire e far comprendere a chi ci sta di fronte tutto quel che ci portiamo dentro (“Dizzy”); è la presa di coscienza, nel lanciare uno sguardo a ritroso nel tempo, dei propri errori, dei propri fallimenti e della miseria della propria condizione presente (“Black postcards”).
Ascoltare “Romantica” è come alzare nella notte gli occhi al cielo, dove la Galassia Cinquecento si è dissolta da tempo ma la stella Wareham continua a brillare. Oggi più che mai.
Voto: 8
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Autore: acrestani@telemar.it