Devo essere sincero con chi si appresta a leggere quanto segue.
Un po’ perché sono un patito di tutta la musica che ricade nella categoria power pop, un po’ perché, nel caso specifico, sono da tempo un irriducibile seguace di Tommy Keene, mi sento in dovere di ammettere che, quando si tratta di scrivere a proposito delle canzoni di quest’ultimo, non brillo certo per senso critico e obiettività e che, pertanto, non sono forse la persona più adatta a parlare di “The merry-go-round broke down” (ultima prova sulla lunga distanza di questo tanto poco conosciuto quanto grande cantautore pop americano) con la sobrietà e il distacco che ci si aspetterebbe da un recensore.
Fu nel lontano 1984 che un dodici pollici, intitolato “Places that are gone”, portò prepotentemente alla ribalta un giovane musicista, originario del Maryland, il quale, senza il benchè minimo timore di apparire fuori moda nell’epoca in cui, dopo punk e new wave, l’elettronica stava proliferando e l’alta fedeltà andava irrimediabilmente appiattendo e uniformando ogni cosa in un entità amorfa chiamata fm-rock, suonava una brillante e irresistibile miscela di pop anni Sessanta e Settanta, mescolando di tutto, dai Byrds ai Big Star, dai Kinks agli Shoes, dai Beatles ai Cheap Trick.
“Places that are gone” e il successivo “Back again” fecero parlare di sé quanto bastò per attirare l’attenzione di una major, la Geffen, per la quale Keene registrò due album “Songs from the film” (ristampato nel 1998 ed ora nuovamente fuori catalogo e “Based on happy times”) e un ep (“Run now”, le cui canzoni sono state incluse nelle poc’anzi menzionata riedizione di “Songs from the film”), senza mai ottenere, va da sé, alcun riscontro commerciale, prima di essere da questa puntualmente scaricato sul finire degli anni Ottanta.
La scorsa decade ha visto Keene accasarsi presso diverse etichette indipendenti (Alias e Matador), pubblicando altre vere e proprie bibbie del power pop (l’e.p. “Sleeping on a rollercoaster” del 1992 e gli album “Driving into the sun”, “Ten years after” e “Isolation party”, del 1994, ’96 e ’98 rispettivamente), collaborando con Paul Westerberg e Velvet Crush e diventando vero e proprio oggetto di culto tra gli appassionati del genere.
Preceduto dal live “Showtunes”, uscito lo scorso anno, è ora disponibile grazie alla newyorkese SpinArt “The merry-go-round broke down”, che ci dà la possibilità di ascoltare un Keene in ottima forma, sempre ai livelli degli esordi, nonostante tutto il tempo trascorso.
Impeccabili melodie candide e dirette, senza artifizi di sorta (non che gli artifizi mi dispiacciano, anzi, è solo che ogni tanto non fa male tornare ai fondamentali) si susseguono dall’inizio alla fine, in parte attraverso i ritmi serrati e le chitarre esuberanti di “Begin where we end”, “All your love will stay”, “Technicolor” e “The fog has lifted” (che ben si collocano sulla scia di storiche canzoni di Keene, quali “Love is a dangerous thing” “Going out again” e “Long time missing”), in parte lasciando il passo ad atmosfere più distese e sognanti (“Big Blue Sky”, “Hanging over my head”, “The world where I still live” e ”Circumstance”).
Ma la grande sorpresa, anche per i più profondi conoscitori di Tommy Keene, è rappresentata dalla curiosa “The final hour”, inarrestabile cavalcata della durata di diciassette minuti, costituita da una mezza dozzina di singole composizioni che si fondono l’una nell’altra, il cui succedersi accompagna il racconto dell’insolito epilogo di una storia d’amore tra due giovani a bordo di un aereo di linea. Una sorta di summa di tutto ciò che è power pop: preziose e disinibite melodie ora sostenute ora più posate e storie di amori vissuti o soltanto sognati, di promesse mantenute o di speranze deluse, di giorni luminosi e spensierati e di gioie bruscamente interrotte.
Una sola pecca, rappresentata da “The man without a soul”, brano inspiegabilmente del tutto privo di ispirazione e davvero noioso, non offusca la bellezza dell’ennesima prova di grande classe di questo fin troppo sottovalutato cantautore d’Oltreoceano.
Voto: 7
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Autore: acrestani@telemar.it