(Morr/Wide 2002)
Seconda prova per il giovanissimo (appena 20 anni) artista danese Munk Jensen, in arte Manual.
In quest’album il nostro dedica particolare attenzione a forme soniche che richiamano la scena/etichetta 4AD, dando la sua personale e “notturna” interpretazione di quello stile e modus vivendi, che ben si combina alle note espresse nei solchi tracciati dal laser. Delicati arpeggi elettronici in progressione che richiamano i Cocteau Twins, gli Slowdive e i My Bloody Valentine, combinati con “scherzi” sonico/samplerici messi lì come delizioso contorno. Languide progressioni acustico/sintetiche che permettono alla mente di vagare, di pacificarsi con il sé oscuro e malinconico cullando contemporaneamente le proprie orecchie. Intrusioni di chitarra che legano insieme il “sacro e profano” del suono attuale intrecciati con drones tirati simulanti un flipper pasticcione. La fuga eterea rimodulata suo malgrado in ritmi acustico/terreni che concludono i pezzi. Un magma che non si dirada ma ribolle continuamente sotto la superficie quasi a differenziarsi e a far valere la “giovinezza quietamente ribelle”. Sembra proprio un disco da ascoltare e riascoltare e ascoltare e riascoltare e ascoltare e riascoltare
Voto: 8
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