Tra la dirompenza di casa Melvins e lo spritualismo di John Coltrane un breve assaggio del concerto ternano degli zu
Dopo un lungo ed estenuante tour che li ha visti in giro per quasi tutto il continente, ricevendo un discreto successo sia di publico sia discografico, gli Zu sbarcano nella cittadina umbra di Terni all’interno di un mini festival di tre giorni. Non si capisce se per il cattivo tempo o per il vicino concerto della Banda Bassotti (Perugia), ma il publico è piuttosto scarso, poco più di trenta persone. Dopo l’apertura da parte di un gruppo (semi) rock piuttosto noioso e ripetitivo, di cui non ricordo neanche il nome, arriva il momento per cui abbiamo percorso diversi chilometri: l’ingresso sul palco dei romani Zu. All’improvvisazione è concesso poco spazio, ma non importa, perchè vedere i tre ,più che suonare, ‘duellare’ sul palco fino all’ultima nota, ci appaga pienamente. Luca Tommasso Mai sfoggia un’ottima conoscenza tecnica sia al sax alto che al baritono, suonando incessantemente quasi fino a consumarli del tutto. Jacopo Battaglia, il batterista, come simpaticamente nota un amico, sembra prendere le sembianze di un ragno e il suo strumento quello di una ragnatela col suo andare avvolgendola e comprimendola per poi farla esplodere in mille pezzi. Personalmente credo che i meriti più alti spettino sicuramente al bassista Massimo Pupillo per l’uso articolato e complesso che fa del proprio strumento, regalandoci simpatici e vibranti attimi solisti. In poche parole gli Zu confermano in pieno una propria maturità stilistica ed emotiva affermandosi al pari di altre formazioni ‘importanti’ della scena improvvisativa internazionale. Credo non sia poco dato che stiamo parlando di un gruppo italiano. Come ha detto Pupillo nell’intervista rilasciata dopo il concerto, la musica deve essere semplice ed efficace, ma soprattutto il musicista sia sul palco che in sala di registrazione deve ‘sudare’ nel senso più autentico della parola. Solo pochi eletti stasera hanno avuto l’onore e il piacere di assistere ad un gruppo che riesce a coniugare senza vergogna l’amore per i Mekvins e quello per John coltrane. Rivolgiamo una proposta ai tre: dopo le collaborazioni con Chadbourne e con Roy Paci non si potrebbe incidere un disco con il vissuto King Buzzo? Restiamo in attesa.
Sergio Eletto