(Morr Music/Wide 2002)
Che la berlinese Morr Music fosse un’etichetta di musica elettronica con una passione particolare per il pop più malinconico lo si sapeva già, basti pensare che la prima doppia compilation dell’etichetta di Thomas Morr si intitolava “Putting the Morr back into Morrisey”, eleggendo gli Smiths a referente acustico di band elettroniche come Isan, Lali Puna, Limp, Herrmann & Kleine e via dicendo. E il background dell’etichetta è confermato da una nuova doppia compilation, questa volta a tema. Come suggerisce il titolo, infatti, “Blue Skied an’ clear” è un tributo agli indimenticabili Slowdive, il gruppo di Neil Halstead (autore qualche mese fa di un bel disco solista ma conosciuto soprattutto come leader dei Mojave 3) che all’inizio degli anni ’90 divenne bandiera dell’invisibile e imperturbabile scena shoegazing, oltre che uno dei cavalli di battaglia della Creation Records. Ma non di semplice tributo si tratta, perché se il primo cd affida ai musicisti della Morr e a qualche ospite le cover degli Slowdive, il secondo mette in fila brani originali che cercano di aggiornare in chiave moderna i suoni malinconici di tanto pop inglese a cavallo degli anni ottanta e novanta, dai Cocteau Twins fino ai Field Mice.
Ma veniamo alla musica. Il primo cd saccheggia il secondo album degli Slowdive, “Souvlaki”, datato 1993. Da lì vengono brani come la bellissima Here she comes, qui riletta da Skanfrom e soprattutto da Bernhard Fleischmann, che ne offre una struggente versione con l’apporto vocale di Ms.John Soda. Sempre da “Souvlaki” provengono 40 Days nella versione dei Lali Puna e il brano che chiude la prima parte della raccolta, Machine gun, che gli ospiti d’eccezione Mum rendono ancora più eterea e angelica dell’originale. Da citare poi i vari Isan, Komeit, Limp e Manual (alle prese con la title track), che attingono anche dagli altri due album degli Slowdive, “Just for a day” del ’91 e “Pygmalion” del ’95.
Il secondo cd fa ancora meglio assemblando una serie di pezzi da ricordare, in cui l’elettronica malinconica dell’etichetta tedesca si addolcisce ulteriormente incontrandosi con atmosfere sognanti. Quasi tutti i pezzi meriterebbero una citazione, ma volendo scegliere possiamo segnalare House full of time dei Guitar, una cascata di chitarre in loop degne dei My Bloody Valentine, i glitches di Styrofoam in Fade out your eyes, la spiazzante Same, same di Komeit, grande momento di pop acustico, il potenziale hit Solid ground di Ms.John Soda: gioielli di un disco di oltre due ore, che non smette di regalare sorprese ascolto dopo ascolto.
Voto: 9
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