(4AD/Beggars Banquet 2000)
Qualcuno potrebbe dirvi che i Mojave 3 sono noiosi e ridondanti come forse lo erano stati già gli Slowdive di Neil Halstead nella congerie shoegazer dei primi ‘90. O che si tratta di un’altra pop band dal sound uniforme, che incide da qualche anno lo stesso album sperando che nessuno se ne accorga. Ciò che quel qualcuno non vi dirà è che, ahimé, non sempre si ha tempo di ‘ascoltarli’ i dischi e di apprezzarne le incantevoli sfumature. O che il sensazionalismo pop ‘made in Uk’ non lascia spazio a proposte delicate e ispirate come questa. Il terzo lavoro dei Mojave 3 è infatti sensibilmente e riconoscibilmente al di là dei pur ottimi predecessori “Ask Me Tomorrow” ed “Out of Tune”.
“Excuses for Travellers” è un esempio rarissimo, se non unico, di impeccabile equilibrio o addirittura di vera e propria fusione tra i pop sounds tipicamente riconducibili alle opposte sponde dell’atlantico. Le soavi melodie vocali di Neil (o di Rachel Goswell in Bringin’ Me Home) dischiudono il sipario, fin dalla splendida In Love with a View, su scenari di rivisitazione country folk statunitense (Neil Young o i Jayhawks i riferimenti più immediati) per poi tornare a richiuderli su di una dimensione intimista compiaciutamente albionica. Le lyrics sfiorano con vellutata agilità i temi dell’amore o del viaggio in autostop sopra tappeti intessuti di arpeggi di chitarre, organi Hammond, slide guitars e armoniche da sogno. Il tempo si ferma con brani come My Life in Art, si accorcia terribilmente con altri (She Broke You So Softly durerà sempre troppo poco), addirittura si deforma con Prayer for the Paranoid (non si ha forse l’esatta impressione di ascoltare un Elliot Smith molto più giovane?). Un peccato non concederne un po’ del vostro a dischi come questo.
Voto: 9
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