I Woodoo Muzak sono un essemble francese discretamente conosciuto in patria, e non solo, con alle spalle una carriera più che decennale all’insegna di un noise-core con digressioni proggressive che si è man a mano evoluto verso un sound tipicamente post-rock.
“Manbient” si articola in quattro composizioni che nella mia copia non sono corredati di titoli.
Quattro lunghi brani che non aggiungono niente di nuovo a ciò che già sapevamo in ambito post-rock, che si inseriscono perfettamente nelle stesse coordinate tracciate dai Tortoise ma che, strano a dirsi, non risultano così noiosi come gran parte delle proposte che sono fiorite in questi ultimi anni.
Siamo, infatti, dalle parti di un post-rock totalmente strumentale (l’assetto della band è piuttosto inusuale: due bassi, due batterie, un sampler, delle chitarre), con influenze jazz ed incursioni elettroniche.
Si potrebbero riconoscere dei velati accenni di samba e mambo ma rimangono delle sottili sfumature che colorano brani che, in realtà, si strutturano su un feeling decisamente diverso.
Quattro composizioni che crescono sommesse e riflessive, che sembrano esplodere da un momento all’altro ma che, senza mai accusare un minimo calo di tensione, si trascinano per tutta la loro lunghezza in un crudele assalto al nostro sistema nervoso.
Insomma, se la natura dell’album è pur sempre derivativa nei confronti di modelli che ormai hanno fatto il loro tempo è altrettanto vero che “Manbient”, accantonate le disquisizioni puramente cronologiche, rimane in definitiva un bell’album.
Si muove all’interno di strutture ben codificate ma, con grande stupore, ad emergere è la forte personalità dei Voodoo Muzak.
Voto: 8
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