Il sound dei file è un concentrato di un certo tipo di rock che ho sempre ascoltato e amato.
Le loro ascendenze vanno ricercate nella N.Y. di meta anni settanta e ancor più nella Seattle di una decina circa di anni fa (chiaro no?).
I punti di riferimento sono evidenti e anche ingombranti, direi, soprattutto per chi come loro arriva fuori tempo massimo e con neanche la volontà di mischiare le carte in tavola ed osare di proporre qualcosa di minimamente diverso.
Non sono qui per rivoluzionare il mondo, è evidente.
Il loro è un punk-grunge come se ne è sentito in miriadi di occasioni.
Detto questo va precisato che Luca Milani ha una bella voce, un’ottima scrittura e la capacita, non così diffusa poi, di saper creare dei brani dove l’uso della lingua italiana non risulta posticcio e incongruente con un apparato musicale che, per tradizione, è di pertinenza anglo-americana.
Anche se i testi sono fin troppo ermetici e a tratti impenetrabili (almeno per me) l’amalgama del binomio parole-apparato musicale è eccellente così che i brani funzionano e bene.
Se dovessi trovare un possibile termine di paragone penserei ai Verdena ma rispetto a questi i File sembrano avere meno velleità artistiche e uno spirito più sanguigno, più genuinamente R’n’R.
4 brani originali (più una cover dei Ramones), contenuti nel suddetto EP, non sono molto per avere un’idea sufficientemente esaustiva delle capacità dei tre (Luca alla voce e chitarre, Alessandro Bevilacqua e Luca Capasso rispettivamente al basso e alla batteria) ma il giudizio complessivo è positivo.
L’album di prossima pubblicazione sarà la prova del nove che stando alle premesse potrebbe venir superata con eccellenti risultati.
Voto: 7
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