(Endless Records/2001)
La ricetta sembra essere semplice: sonorità ambientali, aperte e libere (Eno primi 80), disquisizioni simil-jazzistiche figlie del Davis più lisergico che sia mai capitato d’ascoltare (per intenderci quello ‘junkie’) e mutazioni strumentisti(chitarristi)che, divagate in abbondanza negl’utimi decenni. Mi sbaglio forse?…Siete d’accordo?… Quindi sembra manifersarsi alle nostre orecchie una linea d’assemblaggio comune a tante opere, specialmente se poi si tratta di giudicare. Meglio ancora: la ‘classica’ ricetta magica atta ad impastare dischi, diciamo leggiadri, ma dalla colonna vertebrale sofisticata e complessa. Per l’occasione, desidero togliermi di dosso il vestito (apparente) di critico e indossare quello forse più congeniato di semplice ascoltatore, il quale a volte, la sera, più che tuffarsi in osticità gratuite, trova più malleabile aprire la porta spesso chiusa proprio da lui, della semplice e sana melodia. Isomma desidera che dischi come Zahir continuino ad uscire, fino a opprimerci, calpestarci, violentarci e nauserarci del tutto. I tre fautori di questo lavoro, dai sapori wendersiani quanto langhiani, sono il giovane chitarrista Bill Horist (vedi recensione “Songs From The Nerve Wheel” ), Lasli Dalaba alla cornetta e Randal Nunn immerso in diverse gesticolazioni sonore sospese tra arcaiche percussioni e postmoderni sintetizzatori. L’apertura spetta a Brass Lung ipotetica colonna sonora per qualche film di Alan Parker, per esempio ‘Ascensore per l’inferno’ (credo sia il più indicato). Pasticcio sonico misto tra tappetti ambientali, assoli chitarristici, fiati sanguinanti ed angosce represse. Djinn grazie ai suoi arpeggi circolari e monocromatici raggiunge lo stesso sapore offerto dal collettivo SSDD in “Home” , forse con meno spazio improvvisativo, ma con una forte enfasi Faheyiana. Inoltrandoci in Night Of Eternal Doubt è possibile incontrare certe aperture lustmordiane a 360°, aihmè fuori moda adesso, che fuse insieme al suono retrò della tromba donano un discreto omaggio all’autunno che entra. Loop estatici & note fluidescenti (per caso sto ascoltando “Music for Airports”?), orbitano in Mal Vu, rumorismi poco palpabili al contrario innaffiano per intero Burial Ground. Poco ‘insolito’ per certi, ma ‘rigenerante’ per altri.
Voto: 7
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