(Mescal 2002)
Prima opera solista della cantautrice emiliana Fiamma dopo il maxisingolo ‘Mantra’. Primo esordio e primo incontro con una delle nuove promesse della musica italiana.
Finalmente si può dire che c’è qualcuno che la musica l’ascolta, la studia, ne acquisisce ed interiorizza le tecniche vocali, come nel primo pezzo intitolato Mantra che richiama Bjork, nome che aleggia qua e la nell’album, ma che continua a ricercare e già dal terzo brano, intitolato Fiera si incammina verso un suo modo di recitato/cantato di tutto rispetto e che fa ben sperare per il futuro.
Le azzeccate sintonie e i decisi fraseggi acustico/elettronici le permettono di destreggiarsi anche in peripezie vocali a la Cristina Donà, altro nume tutelare che canta in giapponese con Fiamma nel pezzo Non C’è Tempo. Nenie elettro post/ottanta accompagnano il suo cantato e esaltano la voce, che si alterna con dei riff di fisarmonica (al posto giusto e per il tempo necessario) in Scusa Ma. Un hip hop vellutato condito dal piano in loop avvolge la sua voce delicatamente concitata in L’ultima volta. Le parole diventano proclami di una rabbia gioiosa, mai triste e noiosa, in Femme virale, aiutate da un ritmo tecno elettronico con fisarmonica (ripetiamo, strumento azzeccato). E così, uno dietro l’altro, i pezzi si susseguono sul lettore senza far pensare, anche a sforzarsi, che qualcuno è fuori posto.
Partigiana la recensione lo si è capito, ma per una volta non è sbagliato dire che la speranza è l’ultima a morire. O per lo meno fino al prossimo album.
Voto: 8
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