(Cut/Demos 2002)
Frequenze talvolta estreme, tattiche compositive intrise di un primitivismo esasperato che lambisce territori industriali e poi, minimi dettagli audio microscopici che
si agitano come insetti lungo il percorso per giungere all’agognato silenzio che in realtà, quando arriva, si fatica a considerare oasi rassicurante tanto è carico di tensione.
Ma fermarsi a questo sarebbe ingiusto e riduttivo nei confronti di un musicista preparato ed attento nel misurar le dosi del venefico cocktail che ci propone
senza sorridere.
Di Lescalleet conoscevamo i precedenti “Forlon Green” inciso in compagnia di Greg Kelley e “In Wich The Silent Partner…” realizzato con
gli Nmperign al completo e in questo lavoro solista si possono riscontrare stimmate che di quei lavori paiono essere carattere imprescindibile.
Questa mareggiata bruta e grigia ci affascina non poco in virtù di un sapiente dosaggio di aromi concreti frammisti a masse cupe che lentamente solcano l’orizzonte sonoro senza mai concederci la tanto agognata sensazione della pioggia sulla pelle.
E’ una metropoli deserta quella che attraversiamo o, se si preferisce, un lungo viaggio in solitaria nello spazio dritti verso il sole.
Perchè è opera annichilente che lancia in ogni direzione il suo grido a rammentare tanto la vita quanto la morte senza mai lasciar da parte l’aura di pura energia che pervade ogni cosa in questo nostro microbo universo.
Lescalleet con estrema sensibilità bilancia attimi espositivi di stampo quasi naturalistico ad altri di estrema concettualità giungendo spesso al crocevia fra termini tanto distanti tra loro come catarsi ed autocontrollo.
Nel suo ultimo splendido lavoro “Buildings” Francisco Lòpez analizza i recessi più nascosti di New York creando una sinfonia figlia
delle macchine solitarie che si agitano nel buio; Lescalleet si cala ancor più a fondo. Succhia energia direttamente dal magma ribollente chilometri e chilometri sotto i nostri piedi e poi risale, risale ed esplode con potenza incomparabile rischiarando il cielo con la sua cupa e paurosa bellezza.
Sensazioni aggressive e sensuali frammenti onirici; adeguata colonna sonora per l’ultimo capolavoro di Cronenberg.
Per palati forti……
Voto: 7
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