(Virgin Reords Norway 2002)
I paesi scandinavi sono freddi (climaticamente) quanto prolifici (musicalmente): elettronica, rock, pop da classifica, dance; numerose bands si sono imposte nel panorama musicale europeo e non solo.
I Madrugada (dalla Norvegia) sono al terzo lavoro, dopo un’ottimo esordio “Industrial Silence” (2000) e un buon secondo album “The Nightly Disease” (2001). Appartengono alla schiera del “rock” classicamente inteso, alternanza di ballate e brani elettrici dove padrona assoluta è la profonda voce di Sivert Hoyem. Questa varietà stilistica che aveva entusiasmato in “Industrial Silente” si era in parte persa nel successivo lavoro, più monolitico e privo di canzoni “simbolo”; “Grit” conferma questo parziale cambio di rotta. Predominano i brani più energici e chitarristici e la voce di Hoyem viaggia su tonalità medio alte che ne limitano le potenzialità; questo non è necessariamente un difetto, ma l’aria che si respira a tratti è troppo familiare (l’energia elettrica degli Stooges, i riff dei Kinks, l’oscurità malata dei Bad Seeds di Nick Cave…molti, troppi forse, sono i rimandi).
Essere originali attualmente nella scena rock è impresa quasi impossibile; ciò che distingue una grande band o solista che sia, è la personalità con cui affronta la “materia”, caratterizzando e ridefinendo un “genere” che ha già detto molto ma che ancora non ha finito di parlare. Quel genere di personalità si era debolmente intravisto nell’esordio dei Madrugada, soprattutto a livello compositivo, dove diverse canzoni erano decisamente apprezzabili per melodia ed impatto interpretativo, mentre oggi sembra in parte essersi persa in brani più anonimi ed in un rock che non brilla come nel recente passato.
I brani migliori sono I Don’t Fit, ballata elettrica dall’andamento pigro, Get Back In Line, un reggae particolare e riuscito e Majesty, cupa ballata tra Nick Cave e Mark Lanegan. Il resto sono una serie di godibili rock song che si ascoltano piacevolmente ma non entusiasmano.
P.S. Dopo l’ultimo brano attendete alcuni secondi, c’è una ghost song, uno degli episodi migliori di “Grit”.
Voto: 6
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