(Autoproduzione 2002)
Due chitarre, basso e batteria… l’essenza stessa del rock’n’roll, l’anima di una musica che è prima di tutto espressione di istintualità e passioni primitive. Mettendo da parte le scottanti polemiche sul grado di originalità raggiungibile in un genere che per molti ha detto ormai tutto ciò che aveva da dire, personalmente non posso che gioire di fronte al recente ritorno in auge della formula abusata delle band chitarristiche: Strokes, Black Rebel Motorcycle Club, Interpol, Libertines, The Von Bondies, White Stripes ecc.
Nulla di nuovo sotto il sole, ma non è forse sempre lo stesso identico sole a riempirci il cuore di emozioni ad ogni tramonto o alba, ogni giorno della nostra vita? In fondo abbiamo bisogno anche di consolanti cliché, quando riescono comunque ad esprimere emozioni e sono di buona qualità. Tutto questo per introdurre questo cd-r che mi è capitato fra le mani e con il quale ho avuto un rapporto quantomeno conflittuale. I nipoti di Straker (complimenti per il nome e la copertina, che, seppur semplice, mi ha rapito immediatamente… ricordi d’infanzia!) rientrano alla perfezione in questo discorso… non propongono nulla che possa essere definito nuovo ed originale, ma hanno catturato la mia attenzione e sono riusciti a girare nel mio lettore per parecchi giorni. Gli Straker’s Nephews possono essere inseriti in quel filone di recupero del rock più sanguigno fatto da altri gruppi italiani quali One Dimensional Men e Julie’s Haircut (oltre ai gruppi internazionali già citati) che, pur nelle profonde differenze, sono accumunati da un approccio diretto e classico alla formula rock (Mc’5, Stooges, il garage e tutto il Paisley Underground sino ad arrivare al grunge e oggi alla Jon Spencer Blues Explosion).
Più pop degli One Dimensional ma più urticanti dei Julie’s i nipotini propongono una miscela piuttosto buona di melodia e riff chitarristici sincopati e sporchi al punto giusto.
Il brano d’apertura Freetime, che segue la sigla del telefilm U.F.O. da cui il gruppo prende il nome, potrebbe essere addirittura un buon singolo. Notevole è anche l’atmosfera di Loop un brano più pacato che senza essere scontato cattura l’attenzione anche di orecchie meno disposte a certi ascolti più underground.
Come ho già detto ci sono però degli elementi del cd che, soprattutto ad un primo ascolto, non convincono molto: innanzitutto l’approssimazione dei suoni (dovuta probabilmente a scarsi mezzi) penalizza l’impatto dei brani, pur andando ben oltre l’effetto demotape di tante altre produzioni indipendenti; la mancanza di un brano che si imponga alla memoria e che lasci un ricordo duraturo dell’ascolto; infine un altro elemento che non mi ha convinto pienamente è la voce: troppo atona e sicuramente penalizzata da una non eccelsa pronuncia della lingua inglese forse potrebbe rendere di più con delle liriche in italiano. In sostanza il cd del quartetto abruzzese sembra mostrare un gruppo ancora acerbo ma che sicuramente ha le potenzialità per migliorare e crearsi un bel seguito… attendo sempre con ansia il giorno in cui accenderò la radio e potrò sentire gruppi come gli Straker’s nephew in classifica al posto di Laura Pausini e Nek… mai disperare!!!!!!!!!!!!
Per contatti: Marco Trentini via Longo, 3-64100 Teramo tel.0861219152
Voto: 6
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Autore: krazy_kat72@yahoo.it