(Autoproduzione 2002)
La prima cosa che si nota dei P38 KS è il fatto che non si spaventano affatto di essere una rock band che canta per di più in italiano, sicuramente una scelta coraggiosa. Dando poi un’occhiata alla confezione del cd c’è sicuramente da notare una certa professionalità e un’attenzione ai dettagli che sicuramente non possono che fare piacere. Ok, però che musica fanno sti cinque?
Beh, rock italiano né più né meno. Miscelando attentamente diverse influenze stilitistiche degli ultimi tempi (Marlene Kuntz soprattutto) i cinque ci offrono 6 canzoni di ottima fattura, nessuna brutta né inascoltabile. Però il problema sta proprio nel fatto che tutte le canzoni si assomigliano l’una con l’altra, soprattutto per la voce del cantante che somiglia ad altre 50 che avrò sentito in altre band italiane e per un certo odio per i ritornelli che rende le canzoni tutte uguali nella struttura. Non capisco poi il perché della presenza di due chitarristi nel booket e poi nell’album se ne sente uno solo, magari un aiuto chitarristico (o una presenza maggiore della seconda chitarra) avrebbe fatto un po’ di differenza. I testi sono anch’essi vagamente stereotipati con diversi riferimenti a nevrosi, odio per la vita di tutti i giorni, amori pseudosadici ecc.
Insomma ripeto che i P38 KS non hanno nulla di male, suonano bene e le canzoni sono anche interessanti. Però tutto lì ecco, qualcuno vuole qualcosa di più?
Voto: 7
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Autore: nukep@inwind.it