(Virgin 2003)
Gia dall’ottimo album Protection del ’94 era chiaro che i Massive Attack stessero dirigendosi verso un suono sempre più cupo, asettico e lineare, un suono sempre più svuotato di tutte le matrici black degli inizi, poi divenuto con Mezzanine fantomaticamente rock, era anche chiaro che a pilotare la manovra fosse la ferma volontà di Robert Del Naja ed era prevedibile l’abbandono progressivo degli altri due membri del leggendario Wild Bunch, cardine attorno al quale ruotava tutto il progetto Massive degli esordi. 100th Window riprende direttamente da dove Mezzanine aveva lasciato cinque anni fa e continua la caduta libera sulle ali di un suono onirico e irreale nelle sue oscillazioni, una sorta di limbo nel quale Del Naja sembra crogiolarsi gia da un pò. Un non luogo fatto di ritmi e tessiture ben architettate ma oramai risapute, bassi pulsanti, stranianti spleen chitarristici e cantilene sussurrate, formule che adesso iniziano a mostrare la corda. Rimane solo una musica pur sempre suggestiva nelle sue tinte scure, Horace Andy, quasi invisibile, ridotto anch’esso a funzionale strumento nelle mani di 3D e una ritrovata Sinead O’ Connor, suo anche il cantato in ‘Prayer For England’, l’unica vetta di questo disco. Per il resto questo è un posto di spettri e di silenzio. Non che nella musica di 3D Del Naja & co. ci siano mai stati momenti di vera luce, nemmeno in quello sgargiante soul clonato che fu il singolo ‘Unfinished Sympathy’ del leggendario “Blue Lines” ma “100th Window” è oggi il punto più distante dal sole in cui sia mai trovata l’entità Massive. Resta solo da sperare in un cambiamento di direzione per il prossimo quasi imminente album che vedrà il ritorno di Daddy G e la collaborazione, tra le altre eminenze, di Tom Waits e Mos Def. Altrimenti sia questo un dignitoso epilogo.
Voto: 6
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