(12k/Microsuoni 2002)
Un’equazione fra melodia e contorni ben rifiniti nel curare-gestire-creare architetture digitali si presenta nella track d’apertura T0mix-f, pianificando in ciò che sarà, spingendosi in avanti, la struttura modulatrice di Motion, nome d’arte dietro cui si nasconde il britannico Chris Coode. “Dust” è il suo debutto per la label microsonora 12k, altro tassello che va a riempire quella bacheca di realtà che donano sicurezza e promozione a questa nuova (anche se alcune firme ormai suonano già conosciute agli estimatori del suono glitch) generazione dai fasti elettro-radicali. Forse, paragonare la natura ovattata delle linee estetiche di Motion, con artisti quali Cascone, Taylor Deupree (responsabile artistico), Tetsu Inoue è un tantino esagerato, in quanto nei primi si cela un’ estremizzazione della materia trattata, anche quando di silenzi e frequenze radenti si tratta; nel secondo la già citata melodia e una grazia certosina nell’ottemprare estensioni dilatate di rilassamento, marchia un distacco dalle proposte dell’etichetta americana. Motion con il suo mood intricato da mormorii simili a insetti sconosciuti, le proprie emissioni alla base di frequenze rade di rigidità/freddezza, ma oblique, organiche, che si riaccostano alle lande scrutabili nelle lunghe piece di un Vladislav Delay; la ponderata somministrazione improvvisativa , se scorta, non risulta mai fuori posto ma, contribuisce a evidenziare gli interscambi fra suono e silenzio e l’idea di ciò che il giovane Coode plasma con questo full length non si chiarirebbe altresì bene se non si toccassero i due punti cardine del suo operato: le gocce di minimalismo, non ossessivo, al contrario soave e disinteressato, che agisce distaccato dall’alto, come le istantanee fotografiche di Nuno Cannavaro, al contempo con l’ambient, quella forgiato dalla vecchia scuola. L’Eno di “On land” è il disco che in questo momento mi riaccosta con massima elegia a completare un excursus su questo musicista, che si distacca dall’omogeneità campeggiata in altri colleghi. Di sicuro fa piacere sapere che sia arrivato a collaborare con nomi famosi, quali i chirurghi Matmos, ma forse il sodalizio intrapreso con i nostri Mou, Lips, altra conferma dello stato d’originalità cui giova l’elettronica contemporanea, alza senza sforzi la convergenza del nostro sorriso.
Ne sentiremo parlare presto.
Voto: 7
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