(Circumvention 2002)
Cosmologic giungono al loro secondo album con un live che li conferma essere una
delle proposte, più interessanti, giunte negli ultimi tempi dagli Stati Uniti.
Il loro organico cattura una formazione classica: sax, flauto, basso e percussioni,
che si avvale anche di leggere screpolature elettroniche quanto mai discrete.
I componenti del gruppo sono attivi in una miriade di altre sigle, delle quali
vale la pena ricordare la Skeleton Key Orchestra e Unbalancing Act.
Quello che piace di questo disco sicuramente è la voglia di proporre una
concezione del jazz e dell’universo improvvisativo assai debitore e particolarmente
devoto a tutta una serie di mostri classici quali sono stati i vari Mingus,
Coltrane e forse il Davis più visionario. Si nota un forte
attaccamento agli anni 60 e questo li rende diversi ed in qualche modo più
simpatici di tanti altri. Sono particolari minimi quelli che rendono l’opera piacevole,
nella scrittura affiora una decisa volontà di non esagerare nel proporre
situazioni caotiche prediligendo una esposizione corale rivolta a ricreare un’atmosfera
talvolta realmente spirituale attraverso dolci discese in meandri mai troppo cervellotici.
E’ una capacità questa che non è da tutti, mentre buona parte della
galassia impro-avant guarda verso regioni talvolta eccessivamene cariche di compiacimento
esecutivo i Cosmologic preferiscono far risaltare la coralità dell’esecuzione
generando situazioni che non si fatica a definire psichedeliche.
L’improvvisazione presente nella loro anima è rivolta a ricreare energetici
ed ampi spazi dove il grooves presente fra i musicisti risalta in maniera
nitida e permette di catturare appieno la dimensione compenetrativa della loro
dimensione live. Le screpolature elettroniche di cui riportavamo sopra altro non
si rivelano essere che delicati giochini di sfondo che contribuiscono a divertire
l’orecchio dell’ascoltatore, senza mai farlo precipitare in dolorosi vortici sonori.
Complessivamente la loro è una visione di strade notturne e di paesaggi
metropolitani piovosi, dove i bar non chiudono mai; li avremmo visti bene a far
da colonna sonora a “Cocaine Nights” di Ballard.
In definitiva un collettivo alchemico, intensamente introspettivo con una grande
carica esecutiva.
Fresco e divertente; ci piace molto.
Voto: 7
Link correlati:www.jasonrobinson.com/cosmologic