(Ronin/ Wide 2002)
Chi l’avrebbe mai detto che un giorno avremmo dovuto rendere grazie a quelle teste di minchia dei Chemical Brothers ?
Eppure, è dal giorno in cui i due produttori inglesi hanno campionato la splendida Coup che i 23 Skidoo, autori del brano in questione, sono tornati alla ribalta dapprima con una nuova pubblicazione nel 2000 e poi, cosa più importante, con la riproposizione di materiali d’annata.
A seguire le due fondamentali ristampe licenziate nel 2001 dalla “Ronin”, etichetta degli stessi 23 Skidoo, arrivano oggi altri due album a gettare nuova luce su un passato mai troppo celebrato.
Tra le due, quella che ci preme segnalare in questa sede è The Gospel comes to New Guinea, raccolta di singoli e altro materiale sparso incentrata sulla prima produzione del gruppo, quando ancora le sperimentazioni con i gamelan non avevano preso piega in maniera consistente.
Ad aprire il disco, il pezzo che l’ intitola: un lungo delirio di percussioni, dub, new wave e fiati al limite del free jazz; ma è solo l’inizio. Questo ed altro, insieme ad una forte spinta etnica soprattutto nell’uso delle percussioni, troviamo in questo album, degno compendio di ciò che sono stati i 23 Skidoo; dall’esordio in classico stile post-punk di Ethics al funk-wave di Last World e della già citata Coup, manifesto programmatico di una band che ha fatto del ritmo la sua ragione d’ esistenza; dalle divagazioni percussive di Last Dub per arrivare prima ai flirt con l’elettronica di Just Like Everybody e poi alle deviazioni dance-oriented di Magrehbi, senza però tralasciare il lato più sperimentale del gruppo, testimoniato dal bellissimo medley di Helaing/Fanfare.
Per ultimo ascoltate la stupenda Ooze (certo post-rock ante-litteram?).
Niente di meglio per avvicinarsi al culto 23 Skidoo.
Voto: 8
Link correlati:Ronin Records
Autore: agguato@hotmail.com