(Barely Auditable Records 2003)
Copertina nera con ingrandimento color argento di tessuto nervoso aggredito
da tossici agenti esterni; eleganza e funzionalità.
“Grand Mal” è opera complessa che predilige la diluizione dei
singoli elementi, piuttosto che lo scontro frontale; ne deriva un lento e talvolta
raffinato mescolarsi di aromi che evita in maniera brillante la semplice ed
usuale classificazione sotto sigle spesso, eccessivamente, ingombranti come Avant
ed Impro.
E’ materia bruta questo è vero, ma non ti stende definitivamente i padiglioni
auricolari poichè a due buone randellate sul coppino preferisce un’approccio
intossicante a base di metalli leggeri che lentamente ti fotte il sistema nervoso.
Ci si muove impercettibilmente come un bradipo in un’ambiente oscuro dove le
singolarità sono bandite in virtù di una scrittura corale che
genera strani effetti ipnotici sull’ascoltatore grazie al lento stiracchiarsi
degli strumenti impiegati di volta in volta; le percussioni metalliche di Karen
Stackpole se ne vanno da una parte mentre la chitarra acustica di Infante
viaggia su di un’altro binario; poi come per incanto un’accenno di elettrica
disgregata sopprime il tutto, mentre un qualche suono naturale chiude l’improbabile
sessione. L’ecletticità è comunque una caratteristica ragguardevole
nel bagaglio espressivo dei coinvolti, da ricordare brevemente le collaborazioni
della Stackpole con il duo di metalli e gong degli Euphonics e con Moe
Staiano, Kyle Bruckmann è nome da annotare per l’opera svolta
in connubio con Olivia Block, Guillermo Gregorio e Fred Lonberg–Holm,
di Shiurba diremo soltanto, e forse può bastare, che è
un caro accompagnatore di Anthony Braxton , mentre lasciamo per ultimo
Infante di cui caldamente vi consiglio l’acquisto del suo “Solus”,
ma anche del lavoro a nome proprio “Ernesto Diaz Infante”. Le ascendenze
sono dunque molteplici ed il rintracciarle spesso diviene un giochino simpatico
da fare, come non dire infatti che l’ellittico solo di oboe di Catatonic
Posturing 1 ci ricorda Palestine, in occasione di Nervous Tic
è semplice rintracciare cromosomi di scuola Fat ma anche, come
nella seguente Gray Matter, elementi riconducibili a certe istanze più
fuori di testa del glorioso catalogo ‘Sst’ come Saccharine Trust o
Tom Trocolli’s Dog e poi ancora piace il voler insistere su forme spesso
quasi classiche che si deformano in ambienti sonori tipicamente europei ed ancora
diverte il senso di follia riconducibile alle registrazioni spesso, quelle si,
veramente brute di Dave Knott.
In conclusione se ancora non lo si fosse compreso dopo questo girovagare di
parole inconcludenti; disco altamente consigliato.
Voto: 8
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