(Cut/Fringes 2000)
Trascorso poco più di un anno da “Temporary Contemporary” il duo Repeat torna a farsi sentire, consolidando la ricerca di una musica dagli sfondi dilatati coordinata in primo piano dall’adopero delle percussioni.
Il no Imput Mixing Board (tavolo da missaggio privo del segnale d’ingresso) di Nakamura crea un ambient(e) sotterraneo a volte costante, a tratti rarefatto, in altri interrotto da fastidi dove Kahn, da sopra, mostra il personale approccio con il ritmo. Usando, come abbiamo imparato a conoscere, non solo il classico drumset ma divagandosi nell’uso di metalli grezzi, oggetti trovati in giro. Questi, a loro volta, vengono percossi, stirati, accarezzati fino a raggiungere un estensione del suono. C’è un elemento in questa musica che spinge a tralasciare precorsi improvvisativi, ma ci inoltra in qualcosa di più antecedente; non è difficile avvicinarsi verso atmosfere cariche di spiritualità e in questo l’uso dei citati oggetti gioca un ruolo determinante. Il mixage con l’elettronica stende maggiormente questa ventata sciamanica. L’alchimia tra Primitivo e Moderno conferma il mood dei Repeat. Le danze, a differenza del precedente, acquistano velocità, si provi ad avvicinarsi al basso organico che pulsa con lenta costanza nella settima traccia riuscendo ad imprimere nella testa un desiderio di movimento. Non sarebbe canonico appropriarsi del termine techno, ma sta di fatto che lo stesso Kahn, nell’intervista, manifesta la scoperta, con conseguente fascino, della scena digitale anni 90 dopo l’avvenuto trasferimento a Berlino. Il veicolarsi verso l’impalpabilità del suono lo ritroveremo nel successivo “Pool” (acquisto obbligato per i neofiti del duo) dove Nakamura col suo strumento gioca un ruolo importante nell’architettare un sound elettrostatico che riscalderà il luogo in cui stiamo di rilassata ambient per palati fini.
Voto: 7
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