(Atavistic/ Wide 2003)
Incontenibile Ken Vandermark. Non abbiamo fatto in tempo a smaltire la sbornia per gli innumerevoli progetti di cui è parte ultimamente (spero che abbiate almeno recuperato quella macchina da guerra che risponde al nome di Territory Band) e a registrare il suo ingresso come membro stabile degli Zu (che, per dirla tutta, non mi sembra proprio avessero bisogno di un innesto, seppur di grandissimo valore, a giudicare da quel capolavoro che è il loro ultimo cd “live in Helsinki”) che abbiamo tra le mani il nuovo cd dei Vandermark 5. Come in tutti i dischi di questa band anche qui il buon Ken non ha lesinato in novità e in conferme. La prima novità la troviamo nella formazione che vede il batterista Tim Mulvenna sostituito dal convincente Tim Daisy. La seconda novità la riscontriamo nella varietà di stili mai come in questo disco davvero di ampio spettro. Ma come dicevamo ci sono anche delle conferme: continua, infatti il gioco di rimandi, di citazioni e di dediche a quelli che sono i suoi numi tutelari ( ricordo in proposito che è uscito sempre per l’Atavistic un doppio cd dal vivo esclusivamente di cover ) e continua la ricerca verso il “suono definitivo”. Corpo e anima al servizio del pezzo nei Vandermark 5. Scrittura ed improvvisazione alla ricerca del groove perfetto (ascoltare l’iniziale Cruz Campo e Money Down). A risentirne è inevitabilmente il lato più free ed avant (comunque ben rappresentati da Initials e Plus) ma i Vandermark 5 ci danno dentro ugualmente, swingando e stordendo ad occasioni alterne e riuscendo in più occasioni a raggiungere il loro scopo.
Voto: 8
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Autore: agguato@hotmail.com