Orange

Ritorniamo a parlare di uno degli esordi più interessanti usciti ultimamente in Italia con un’intervista esclusiva: per capire qualche cosa di più dell’universo ORANGE

 

Incidere per Snowdonia è una bella storia. Come siete approdati alla corte di Cinzia la Fauci ed Alberto Scotti?

BAKU: Conosco Alberto e Cinzia dal 99, li ho conosciuti in chat. Alla prima occasione ho subito approfittato per far sentire loro un mp3 (Get Off Your Arrow) i due si sono innamorati, ci hanno chiesto disperatamente un disco per 3 lunghi anni, tempestandoci di mail, di telefonate, ma noi abbiamo sempre rifiutato perché pensavamo che i tempi non fossero maturi. Nel mentre abbiamo fatto un demo che ha avuto un buon successo di critica (the Fool is the Moon, del 2001) e loro a quel punto hanno quasi minacciato il suicidio in caso di un ulteriore rifiuto. La situazione si complicava, eravamo molto preoccupati. Li abbiamo fatti felici con Carnival and Cosmos.

FAX: come al solito io mi sono fidato del fido BakuniM… eccheccazzo!

Siete in contatto con altri gruppi Snowdonia? Vi piacciono i dischi che pubblicano?

BAKU: Semplicemente li adoro, credo che Snowdonia sia l’etichetta + coraggiosa del panorama musicale italiano. Al di là del livello qualitativo delle sue uscite – che mi pare molto alto rispetto ai canoni nazionali – la stima verso di loro è immensa, soprattutto per lo scopo (suicidio) che si sono prefissati, produrre ogni tipo di No Wave in Italia (un po’ come aprire un centro abbronzatura in Nigeria). Ce la fanno a sopravvivere, tanto di cappello. Mi sono letteralmente innamorato dei dischi di Fausto Balbo, Maisie, Mutable, il primo di Bugo. L’ultima sorpresa però sono stati i Tottemo Godzilla Riders, penso che sia la migliore uscita italiana del 2003. Tra l’altro sono amico di Nicola, abbiamo anche provato a collaborare ma per ora non ne è uscito nulla. Sono in ottimi rapporti anche con un’altra band grande e simpaticissima, gli Scarapocchio, che escono nel 2004 sempre su Snowdonia (tra l’altro Riccardo Amabili degli Scarapocchio compare sia in Carnival and Cosmos, sia in Bacharach for President dei Maisie). Ho conosciuto di persona anche Bugo.

Gli Orange, fondamentalmente, siete tu e Fax. Che peso hanno avuto le varie collaborazioni nella realizzazione del disco?

BAKU: Diciamo che io e Fax siamo stati artefici della registrazione e del missaggio del disco, ma oltre a noi c’è anche Minols, che durante le registrazioni si trovava in Olanda per studio. La band l’abbiamo formata io e Minols nel ‘99, e poco dopo si è aggregato Fax. Le collaborazioni sono state fondamentali, ogni intervento di persone esterne ha cambiato radicalmente il senso e il risultato dei pezzi: reputo i vari ospiti “protagonisti” piuttosto che “comparse”.

MINOLS: sogno le melodie nella fase R.E.M., mi sveglio tutto sudato e le registro su mic per giornalisti prima che l’illusione del sogno svanisca. A questo punto spedisco la cassetta a Budet che integra i miei spunti nelle canzoni. Comunque stanotte ho sognato davvero che registravamo una canzone. Ricordo frammenti, c’erano due chitarre panneggiate all’opposto una sporca e l’altra un po’ più distorta, niente riverbero, cantavamo cose tipo “sheeps are alien inside”, non troppo serie.

FAX: è stato bello scoprire (nelle mie “trasferte” al BAKUNIM NOISY BEDROOM) qualche parte cantata o suonata di persone che neanche conosco.

E sono pure felice che il prode MINOLS è riuscito a fare un salto dall’Olanda (per un brutto episodio, purtroppo) e lasciare il suo zampino “vocale” su “About the Rain”… anche perché senza il suo intervento rischiava di rimanere fuori dal CD.

Nel primo pezzo canta la Cinzia in persona. Come è nato il tutto?

FAX: è colpa di BAKUNIM!!!! È lui che ha voluto così. Quindi prendetevela con lui… 😀

Scherzo! Grazie CINZIA!!!

BAKU: sono stonato, quella melodia non mi veniva, dopo due settimane di disperati tentativi prendo il telefono la chiamo e le dico “ciao Cinzia, vuoi cantare su un pezzo?”. Lei ha detto sì e hanno fatto tutto loro (Alb ha mixato il pezzo), sono stati grandi.

Nella mia recensione su Kathodik sottolineavo la mancanza di un “hit”, qualità che invece attribuisco a “vampire is a wire”, la vostra canzone sulla compilation della Aleatory, pezzo grazie al quale vi ho scoperto (non avendo avuto il piacere di ascoltare i vostri demo precedenti). Trovo ottimi spunti ma che quasi sempre rimangono tali (non che ci sia qualcosa di male, anzi). E’ voluta questa frammentazione o pensate che mi sia fatto troppe pippe ?

FAX: ti fai troppe pippe!!! Parli di frammentazione? Questi siamo noi. C’è chi ci ama e chi ci odia. Comunque il prossimo disco sarà totally live, ogni rumore o suono sarà fatto esclusivamente con le nostre voci e strumenti, e suonato in tempo reale. Questo è il traguardo che spero di raggiungere… anche se sento la mancanza di un batterista al nostro fianco… cazzabubola.

BAKU: Sono d’accordo, anch’io la prossima volta vorrei che le canzoni escano in modo più diretto. Riguardo alla frammentarietà, sul foglio di presentazione alla stampa ci ho infilato: “vorremmo scrivere piccole opere d’arte, piuttosto che grandi canzoni”. Affermazione pretenziosa e fuori-tempo-massimo, ma penso vera. Più che di hit (il termine mi pare abbastanza macabro dato che per ora abbiamo venduto una decina di copie! 🙂 parlerei di pezzi più o meno memorizzabili, o più compiuti di altri. Vampire is a Wire è una canzone molto apprezzata, ma tra i più amati della nostra produzione ci sono anche Me and my Pig, Song of the Cock, De Soto, Movies, Telephone Song… E’ una questione di gusti personali, semplicemente. Il fatto che i pezzi di C&C mantengano sempre una certa ricerca (de)strutturale è sicuramente voluto. Dove tu vedi frammentarietà è possibile che un altro vi scorga forme nuove, esperimenti di incastro, un qualche tipo di ricerca semantica magari paradossalmente “compiuta nella sua incompiutezza”. Il mio interesse durante le registrazioni non era di scrivere canzoni in senso classico, ma di superare a tutti i costi la forma canzone. Il risultato è che spesso suoniamo proprio come un insieme di classici esplosi e ri-incollati assieme. Mi piace incuriosire l’ascoltatore,  far sì che si chieda se ciò che sta ascoltando sia più vicino ai Clash o a Milan Knizak, o a tutti e due frullati insieme. I pezzi poi non mi sembrano nemmeno così frammentari, piuttosto li sento vicini alla forma canzone e alla compattezza dei Minutemen. Un pezzo come De Soto invece dura più di 5 minuti e ogni sua singola parte è frutto di studio e di ricerca per far sì che tutta quella materia sonora scorresse in modo fluido (ci sono 3 tracce di basso e 12 chitarre), e lo stesso discorso vale anche per un pezzo come About the Rain. L’unico pezzo che mi sa veramente di incompiuto è Me and my Pig, ma ci piaceva così ed era adatto al contesto…

Quanta è stata la “voglia di stupire l’ascoltatore” nel registrare il vostro disco ?

BAKU: Di sicuro moltissima, ma forse non come la intendi tu… voglio dire, mi piacerebbe stupire l’ascoltatore per la cosciente auto-critica dell’impossibilità di scrivere canzoni rock in Italia, piuttosto che per questo o quel “colpo di scena” o “effetto speciale”… (uccidetemi)

FAX: tanta. E alla fine (dalle poche copie che ho venduto) ci sono stati fatti parecchi complimenti anche da persone completamente estranee al genere. E tutti mi hanno detto “al primo ascolto non sapevo se ridere o piangere, poi l’ho ascoltato di nuovo e poi ancora e ancora…”

Nonostante questa varietà di soluzioni, mostrate una freschezza invidiabile. C’è stato un momento in cui vi siete chiesti se non stavate forse mettendo troppa carne al fuoco?

FAX: solo prima di mangiare, mentre si cucinava…. Ma dopo il rutto di approvazione era sempre spontaneo e la soddisfazione tanta. E chi ha orecchie per intendere…

BAKU: bella domanda… per certo ti posso dire che durante i 5 mesi di registrazione e missaggio dell’album mi sono chiesto di tutto, anche se fosse troppa la carne al fuoco. Fatto sta che alla fine il disco è uscito così, e ne sono soddisfatto. Mi piace molto e mi rende orgoglioso ricordare il periodo delle registrazioni, sono stati giorni di inferno, davvero. Spero che chiunque ascolti C&C abbia l’impressione reale che in quei 36 minuti ci siano tutti gli attimi di dolore, amore, sofferenza, dubbio che hanno macchiato le nostre vite in quei mesi. Per alcuni pezzi abbiamo utilizzato fino a 60 tracce (la media di tracce per pezzo rimane alta, sulle 40), altri sono stati abbozzati in un modo per finire stuprati e arrangiati in modo completamente differente (Mars in a Mouse, Telephone Song). La freschezza sta tutta nell’ispirazione, che come per miracolo è riuscita ad uscire indenne dalla lunghissima lavorazione. E’ per tutta questa serie di motivi però che credo che non farò mai un altro disco al quale riuscirò a legarmi così intensamente come a Carnival & Cosmos…

Nel parlare di voi ho citato nomi come Butthole Surfers e Thinking Fellers Union Local 282, gruppi che sono stati  maestri nel maneggiare un ricco campionario di fonti. Mi faccio sempre troppe pippe?

FAX: certo!!! 😀 ah ah ah ah ah ah!

BAKU: certo Alfredo, fai bene, le pippe sono fighe, anzi, gli Orange invitano tutti i lettori a coltivare questa incredibile passione! Ho deciso: tra poco sarai segnalato sul nostro sito come grande guru della pippa! Insomma è difficile trovare ragazzi che te lo dicono così spontaneamente, anche durante un’intervista… ti stimiamo per questo, davvero, per noi sei già un grande!

Ma tralasciamo il nobile argomento, e torniamo alle influenze… adoro i Butthole Surfers e i Thinking Fellers, e in effetti abbiamo preso molto da entrambi, anche se ci manca lo slancio ventrale dei primi e la leggerezza compositiva dei secondi… oltre a loro penso conviva nella nostra musica anche l’isteria dei Minutemen, l’attaccamento alla terra dei Gun Club, le visioni di Syd Barret… mi spiace poi che molti dicano che De Soto è un pezzo dark sullo stile dei Joy Division… io lo sento più vicino ai R.E.M. di Fables… PS: mi sono montato la testa? Certo! Ma forse se non ci si monta la testa è ancora più dura andare avanti nell’italico underground…

Di cosa parlano i testi ?

FAX: porci, pioggia, sogni, gente che non mette la freccia x svoltare, vampiri, gente pazza, gente andata a male, cazzate e verità assolute.

BAKU: ok, l’hai voluto tu!!! ti do la mia interpretazione del disco per filo e per segno – basta con le libere interpretazioni!

–         In Carnival Times parla del carnevale in forma utopica

–         Me and My Pig parla del carnevale in forma di festa, come tradizione perduta

–         Song of the Cock parla del carnevale come metafora, collegandosi alla rinascita della terra nel ciclo delle stagioni e dell’unione amorosa tra gli uomini

–         De Soto segna il ritorno alla realtà dopo il trittico del carnevale, parla dell’amore come deviazione morbosa, dei legami sociali come manifestazione della volontà di dominio, e quindi di morte. E’ una sorta di epitaffio per la società occidentale.

–         A Beggar parla del fascino della povertà e del sogno che la racchiude, quando l’ascolto penso ai film di Jean Vigo

–         Movies è dedicata a Minols, che in un certo periodo si è distaccato dalla band per fare cortometraggi.

–         Head parla di un litigio susseguente a un momento intimo

–         Telephone Song non parla praticamente di nulla

–         Le parole di Mars in a Mouse sono tratte dalla raccolta di poesie Mexico City Blues di Jack Kerouac, parafrasando Stefano I. Bianchi possiamo dire che “si interrogano sul fine della musica e sulla fine della musica scoprendo solo la musica della fine”. Il testo parla appunto del crollo delle certezze, del vagare nel buio (qualcosa di parallelo alle possibili impressioni dell’ascoltatore arrivato a quel punto del disco)

–         Il testo di Red Book è preso da vari passaggi di The Modern Dance dei Pere Ubu, parla del futuro

–         Chicken Soup With Barley (il titolo è ripreso da un dramma di Wesker), parla dell’assurdità del vivere

–         About the Rain parla della rassegnazione e del concetto di fine

Sul libretto è anche riportato un testo, “The Road”, che sembra non ricollegarsi a nessuna canzone. Riprendendo una particolare usanza liturgica islamica, questa 14esima canzone si deve trovare nella somma (o nell’essenza) di tutte le altre.

Uno dei miei pezzi preferiti è mars in a mouse. E’ un po’ atipico rispetto al resto. Come l’avete realizzato?

FAX: è stato l’effetto dei funghi che abbiamo mangiato la sera prima… è stato scritto in un momento di trance causata da quei funghi… e il giorno dopo l’abbiamo trovata sull’hard disk e ci è piaciuta un casino…

Vado a buttarmi nella discarica, ciao!

BAKU: più o meno è stato così… dopo aver mangiato quegli ottimi funghetti d.m degli Eveline (band di Bologna attiva da poco) ci ha portato un nastro con delle voci di speakers americani e delle note di piano accompagnate dalla sua voce. Mentre gli altri giocavano alla caccia al porcino, le ho prese e le ho buttate su un bozzetto elettronico che avevo sul PC (ne ho molti ma quello mi piaceva particolarmente) poi sono tornato al banchetto orangico. Dopo circa un’ora siamo tornati al PC ed il pezzo si era formato, grazie all’opera spontanea dei fermenti acustici vivi. In effetti può sembrare un pezzo a sorpresa, un pugno in un occhio, uno sputo nelle orecchie. Positivo.

Parliamo dell’artwork del disco che è da sempre un compito, creativamente parlando, che si riserva la Snowdonia in persona. Avete avuto una qualche parte in causa nella sua realizzazione ? Vi ha seccato non avere voce in capitolo?

BAKU: Più che altro ci ha preoccupato la cosa perché Snowdonia non fa vedere il progetto grafico alla band prima che il disco esca dalla fabbrica… poi ho visto il risultato finale e la felicità ha preso il posto della preoccupazione, non potevo chiedere di più da Cinzia e Alberto. Sono felicissimo della copertina e penso sia una delle 2 o 3 migliori di tutta la storia di Snowdonia.

FAX: non abbiamo visto nulla fino all’arrivo dei nostri CD… e siamo rimasti stupiti!!!

MINOLS: a me non piace particolarmente, non rispecchia i miei canoni estetici.

Un uomo + un cane = amore. Una donna + un cane – un uomo = amore. Un cane – una donna – un uomo = felicità. A me sono venute in mente una serie di significati che per forza di cose non sto a raccontare. A voi ?

BAKU: anche a me, soprattutto mi pare ci sia un filo diretto che lega le sottrazioni e le addizioni della sfera affettiva al bisogno iconoclasta di sangue e fiori delle divinità fallico-cannibali del Verbano-Cusio-Ossola.

FAX: si, + rispetto per gli animali, e + botte per certa gentaglia… questo è il mio pensiero.

“Carnival & cosmos” mi dà la sensazione di un disco “domestico”. Come siete messi con l’attività live?

FAX: mai provato, e tu??? Porco boia, pure tu ti ci metti ad agitare il fottutissimo coltello nella piaga??? :D… trovaci un batterista piuttosto!!! Eh eh eh …

BAKU: gulp… abbiamo suonato live quand’eravamo molto più giovani, non ricordo se abbiamo riscosso consensi, forse sì. Ora non so come faremo a riproporre dal vivo i pezzi del disco, tenete presente che siamo un po’ dei coglioni, ma il problema è il batterista…

Che ti aspetti da questo disco ?

BAKU: personalmente… 200 euri di vendite (contro 600 di spese), una mail di commento a caso da qualche label USA, uno zabaione premio dalla mia nonna.

FAX: mh… un po di vendite e l’arrivo del batterista…

So che tu, BakuniM, sei coinvolto nella cult-zine “succo acido”. Come verrà trattato “carnival & cosmos”? Sarà “disco dell’anno”?

BAKU: Magari!!! tutto il contrario, l’abbiamo mandato a Giovanni Vernucci di Succo, ed è stato abbastanza pignolo… che delusione, è un mio amico capisci? Io ogni volta che recensisco il disco di un amico ci scrivo che è un capolavoro! Comunque mi fa piacere che definisci il Succo “cult-zine”, non so se lo sia ma mi ha sempre fatto piacere scriverci, mi ha sempre lasciato grande libertà, ed è un bene che esista. Una volta ho persino scritto la recensione di un disco inesistente, nessuno se n’è accorto (o nessuno l’ha letta). Di sicuro il più grande pregio di Succo è quello di mettere in comunicazione mondi distanti quali teatro, rock, fumetti, arti figurative, e altro ancora. Per esempio è solo grazie a Succo che è nata una collaborazione tra gli Orange e Gio Peritore per la grafica del nostro sito, e spero che la cosa vada avanti, magari anche per i dischi. Adoro i suoi lavori così come adoro la Topolin, soprattutto quella grandissima persona che è Jorge Vacca (www.topolin.it).

A parte gli scherzi; visto il tuo legame con Succoacido, avrai forse uno sguardo più lucido sulla situazione musicale nazionale. Quante possibilità pensi che abbia il tuo disco nell’attuale mercato?

BAKU: poche, davvero poche… ecco, passiamo alla domanda successiva se no scoppio in lacrime…

Che opinione hai del downloading ?

BAKU: Esiste, è una pratica diffusa. C’è chi cerca di frenare il fenomeno e chi lo esalta come fosse una vera e propria “liberazione”. Il problema secondo me non sta nell’uso che si fa della tecnologia (che è sempre regolato e regolabile da alt(r)i settori), ma nella mentalità di chi trova la cosa naturale, senza sforzarsi di ragionare – e ci sono casi eclatanti, c’è chi è venuto a chiederci una copia masterizzata di Carnival & Cosmos (e non parlo di giornalisti)… proprio a noi che abbiamo investito una parte cospicua dei nostri risparmi per registrarlo e produrlo… altri che parlano di “caro CD” senza sapere nulla o quasi dei processi di mercato che deve seguire la produzione e la distribuzione di un disco (e del lavoro e del tempo che ci perdono i musicisti)…. non mi reputo in grado di prendere posizione apertamente, data la mia scarsa conoscenza del settore, ma di certo posso dire che il lavoro di un’artista è pur sempre lavoro, e mi pare quantomeno giusto che venga retribuito – almeno quando il lavoro soddisfa il cliente, e in questo caso trovo “giusto” il downloading se utilizzato a scopo valutativo in relazione a possibili acquisti. E’ poi superfluo dire che tra il comprare e lo scaricare preferisco sempre e comunque il comprare.

FAX: il downloading? Credo che sia un mezzo da non trascurare (almeno per noi) per farci conoscere un po’ da ignari visitatori al sito…

BAKU: questo è vero, abbiamo messo tre mp3 sul nostro sito, venite e audite

C’è qualcosa che avreste voluto dire ma che io non vi ho dato la possibilità di dire?

FAX: certamente…. BASFDJIASPDFOKASFDPASIASP!!!!

PI SAPDIAAWEWWWWWAWP WWAOI!!!

IPQI D?

IDF E?

FIO DG???

DASPDKLASPDLASDASéP !!!!!!

BAKU: certo! …che abbiamo pronta anche una versione messa a nuovo del demo The Fool is the Moon contenente un sacco di pezzi che non hanno trovato posto su Carnival and Cosmos. Sono 40 minuti di musica come al solito molto variegati, per richiederla mandate una mail ad abudet@wooow.it , o a fax@mothersmilk.it. Poi firmate il nostro guestbook sul sito www.theorange.it : chi scriverà la cazzata più grande avrà in premio un nostro alluce.

 

Alfredo Rastelli