(Atp Recordings/Wide 2003)
Sembra un sogno e forse lo è.
Matt Groening (l’ideatore di una famigliola itterica a nome Simpsons)
cura l’edizione di Los Angeles dell’All Tomorrows Parties e fra i gruppi
invitati include un manipolo di nonnetti che risponde al nome di Magic Band che
per molti non vorrà dire nulla ma ad uno strano contingente di personaggi
subdoli e scriteriati ogni volta che si nomina non può non far percorrere
un lungo brivido di piacere lungo le schiene che probabilmente incresperà
le cospicue colonie di peli che abbastanza usualmente infestano i volti dei succitati
esseri. Capita poi che non paghi di aver fatto qualche data negli Usa i nostri
eroi armi e bagagli portino il verbo nella piovosa Inghilterra su gentile invito
degli Autechre che dell’edizione britannica dell’Atp sono i curatori e
capita anche che la critica li acclami e si spelli le mani per questi tutto sommato
panciuti e barbuti post-50 neanche fossero la boy band alternativa del momento
(gli anemici Coldplay o i vomitevoli Mars Volta di turno) e capita
oltretutto che questi poco salubri pre-pensionati decidano di entrare in sala
di registrazione tanto per vedere che succede. Aggiungendo a questi fatti di cronaca
rosa che i signori in questione non sono ancora del tutto rincoglioniti e che
non si raggrumavano intorno ad un pugno di note da circa 20 anni si può
dedurre che forse l’evento è qualcosa di disturbante che può provocare
sudorazione copiosa in più di un losco individuo.
I coinvolti in questa macabra e spastica danza data dall’osteoporosi tirano calci
in culo alla maggior parte dei gruppi rock adesso in circolazione. Il CAPITANO
purtroppo dal suo esilio pittorico nel mezzo del deserto non vuol tornare e ci
manca, ed allora le versioni strumentali dei classici si sprecano e sputano fuori
pure l’anima e ci ricordano dannatamente da chi prendevano lezioni gruppi come
i Pere Ubu e i Devo e quando Drumbo ogni tanto oltre a suonare
la chitarra si cimenta pure alla cartavetrosa ugola in un’imitazione necessariamente
malriuscita del CAPITANO vien voglia di prendere tutti i dischi che si possiedono
di inutilità colossali come Jesus Lizard, Cows, Pussy
Galore e Butthole Surfers e di dirigersi verso il più vicino
secchione della spazzatura.
Il mio impianto stereo alla numero 4 mi rimanda una melmosa ma simpatica vocina
che intona I’m Gonna Booglarize You Baby e mi ricordo che qualcuno ha tentato
di farmi sentire i brufolosi White Stripes spacciandomeli come qualcosa
di assolutamente devastante in fatto di materiale blues. Ma cosa cazzo credono
di fare sti’ due stronzetti bianco rossi neanche fossero il Lanerossi Vicenza
di Paolo Rossi?
CI MANCA OGNI STRONZO GIORNO IL CAPITANO!
Però ora abbiamo una preziosa reliquia su cui sbavare e su cui farci belle
pippe come lo è oltretutto anche questa recensione.
Jon Spencer di buono possiede solo la moglie!
BALLATE FINCHE’ NON VI SI PIEGHINO LE GAMBINE ARTRITICHE.
ABBA ZABA!
Voto: 8
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