“THE BEWITCHED”
autore: Harry Partch
etichetta: CRI
anno di composizione: 1955
con: Freda Schell, William Olson, Warren Smith, Thomas Gauger, Michael Donzella, George Andrix, Danlee Mitchell, Jack McKenzie, Georgi Mayer, Barbara Grammar, Sanford Berry, Jan Bach, Warren Birkett, Joseph Firrantello, Charles Delaney, Carol Zuckerberg, Peter Farrel, Herbert Bielawa, John Garvey.
Harry Partch è l’autore contemporaneo che più merita di essere conosciuto da chiunque intenda capire i come e i perché legati alla sperimentazione musicale degli ultimi 50 anni. La prima volta che ho letto il suo nome è stato in un saggio di Leo Smith e l’ultima in un articolo su Tom Waits. In mezzo, mi sembra, ci può stare tutta la musica americana degli ultimi trent’anni. A ragione, perché Partch rappresenta quanto di più importante è avvenuto nell’evoluzione musicale post-seriale. La ricerca microtonale, l’indipendenza dagli schemi e dall’andamento del mercato, l’utilizzo di una strumentazione autocostruita che sovente si presenta come scultura sonora e la reinvenzione continua che porta al suo stile ingredienti senza frontiere, sono questi i fattori che lo innalzano in un piedistallo al di sopra delle parti. Se un aggancio con la tradizione classica è possibile va ricercato nei riti pagani di Igor Stravinsky, nelle danze barbare di Béla Bartók e nelle lacerazioni prodotta dal patriarca della musica americana Charles Ives. Nel corpo della sua opera, per buona parte rintracciabile nei quattro CD pubblicati dalla CRI, The Bewitched ricopre una posizione di rilievo. Si tratta di un balletto satirico che presenta richiami melodici e ritmici a culture per quei tempi ancora esotiche, con una tessitura di tipo essenzialmente percussivo che sarà fonte di ispirazione per molti ricercatori successivi. Questa è la registrazione della prima rappresentazione, avvenuta nel 1957, originariamente pubblicata in veste parziale su un vinile uscito per la Gate 5, etichetta dello stesso Partch, e poi ristampata su CRI. Purtroppo la recente chiusura di questa storica etichetta mette in forse la reperibilità di tutta l’opera partchiana.