“PROUD MARY”
autore: Solomon Burke
etichetta: Bell
anno di pubblicazione: 1969
con: Solomon Burke + alcuni sessiomen di ottimo mestiere (grazie Rick Hard).
Soul = anima? In realtà soul ha voluto dire più che altro portafoglio. Intorno a esso sono sorti alcuni fra i più grandi imperi finanziari dei neri americani, il tutto svuotando il blues del suo pathos e trasformandone l’essenza attraverso massicce dosi di saccarosio. Ciò non vuol dire che il soul non abbia avuto grandi voci e grandi interpreti, ma solo che è bene sapere cosa ci aspetta ogni volta che decidiamo di ascoltare un disco di quel genere. Quando uno è vaccinato può avvicinarsi a Sam Cooke, Otis Redding, Curtis Mayfield e Marvin Gaye senza paura di prendersi il diabete e trovando addirittura di che goderne. La voce di Solomon Burke si staglia sopra quella dei colleghi per una potenza, una grazia e una forza emotiva che non trovano concorrenza. Sono troppi quelli che si sono ispirati al suo modo di cantare, basterà fare i nomi di Van Morrison (sentitevi That Lucky Old Sun e I’ll Be Doggone), Elton John, Mick Jagger e John Fogerty (che regala a Burke la title track di questo disco e firma le brevi note di copertina); eppure Burke non riuscirà a raccogliere che poche briciole del successo ottenuto da concorrenti e imitatori. Una cosa, questa, che non dà certo più trasparenza alla sua anima ma al suo portafoglio, facendocelo sentire ancora più vicino. Il repertorio scelto in questa occasione è veramente ottimo e, oltre alla celeberrima Proud Mary, comprende These Arms Of Mine, Don’t Wait Too Long, I Cant Stop, Please Send Me Someone To Love e What Am I Living For. Il disco è stato recentemente ristampato in CD, con Proud Mary: The Bells Sessions come titolo e una buona messe di brani in più, fra cui In The Ghetto, Mighty Quinn e A Change Is Gonna Come, quali allettante guarnizione.