“BY MYSELF”
autore: Abdul Wadud
etichetta: Bisharra
anno di pubblicazione: 1977
con: Abdul Wadud.
Abdul Wadud è un musicista di cui sembra essersi persa la memoria; eppure, a dispetto di quest’unico disco solista, la sua presenza ha distinto alcune delle combinazioni strumentali più interessanti nella musica improvvisata degli anni Settanta e, in tali situazioni, il suo contributo ha rappresentato qualcosa di più rispetto a quello che normalmente si definisce come un ottimo gregariato. Il violoncello, attraverso di lui, entra nella storia della musica afro-americana come protagonista. Prima di Wadud c’erano stati dei casi sporadici in cui lo strumento faceva gioco ad azzardate combinazioni studiate da leader particolarmente illuminati – Eric Dolphy, Charles Tyler… – mentre nel dopo-Wadud, con protagonisti appariscenti come Tom Cora e Hank Roberts, assistiamo a un progressivo incremento del suo utilizzo. Se l’apporto del violoncellista è stato un carattere distintivo per buona parte della musica di Julius Hemphill, con By Myself egli dà fiato alle illimitate possibilità di uno strumento che, per ampiezza dello spettro timbrico, non ha eguali nella famiglia delle viole. Facendo uso solo dell’archetto e delle dita, quindi senza artifizi elettronici né alcun tipo di preparazione, Wadud traveste il violoncello indifferentemente da contrabbasso, da violino, da chitarra, e pure da strumento a percussione (attraverso il battito diretto sul legno della cassa armonica). La sua musica è estremamente variopinta, quasi un arcobaleno di ritmi e melodie che si inseguono ora tristi e ora gaie, e possiede un calore estraneo ai suoi contemporanei di tradizione non propriamente afro-americana (Tristan Honsinger, Frances-Marie Uitti…). Il talento di Abdul Wadud sta al violoncello come quello di Monk stava al pianoforte.