INTENTS AND PURPOSES”
autore:Bill Dixon
etichetta: RCA
anno di pubblicazione: 1967
con: Bill Dixon, Jimmy Cheatham, Byard Lancaster, Robin Kenyatta, George Marge, Catherine Norris, Jimmy Garrison, Reggie Workman, Robert Frank Pozar, Marc Levin, Byard Lancaster.
Nel contesto della New Thing vi furono dei musicisti, tipo Dolphy, che si distinsero per un’attitudine ricercata, in grado di sottrarre la ricerca sonora a quella che era l’urgenza espressiva del periodo. Bill Dixon, pur avendo suonato sia con Cecil Taylor che con Archie Shepp, appartiene a questa cerchia di musicisti out to lunch, più attenti a quella che possiamo classificare come una rivolta interiore che non a estrinsecare il proprio urlo di rabbia. Questo non vuol dire che fosse estraneo alle tematiche politico-sociali del movimento; tutt’altro, dato che proprio a lui vanno i meriti della United Nations Jazz Society (una delle prime forme associative dei musicisti neri), dei concerti newyorchesi conosciuti come The October Revolution in Jazz e, infine, di un’altra associazione chiamata Jazz Composer’s Guild (premessa da cui nascerà la futura Jazz Composer’s Orchestra). La differenza con i più arrabbiati esponenti della New Thing sta nel fatto che Dixon evita di trasformare la sua presa di coscienza in furia cieca e preferisce essere propositivo, attraverso soluzioni timbriche raffinate e innovative – utilizzando gli strumenti a disposizione in maniera prettamente pittorica (lui stesso dipinge) – che predicono la ricerca musicale degli anni a venire. Con il seminale Intents And Purposes, nello spazio di quattro brani, esplora alcuni leit motiv futuri, come quello che riguarda l’organizzazione del suono in contesti diversi quali sono l’orchestra, il piccolo combo, il duetto e il solo strumentale. Tutto ciò rimanendo nell’ombra, perché Dixon è il prototipo del musicista schivo, che vive ai margini del business e osserva con coerenza la regola di una produzione rigorosamente controllata.