(Thirsty Ear 2003)
La formula espressa dai due Spring nei precedenti “Masses” ed “Ammassed”
attendeva forse verifica sulle reali intenzioni del duo ex-elettronico danzereccio
inglese, nessuno avrebbe avuto nulla da ridire se l’impervio discorso da loro
intrapreso si fosse nuovamente sfilacciato in un qualcosa di abbastanza criticabile,
ci era parso titanico il lavoro di rieducazione dei due musicisti pur di uscire
dalle secche di un suono oramai in acuta fase comatosa e forse alla luce effettiva
dei due precedenti lavori (da possedere senza alcun dubbio) sarebbe anche potuto
bastare cosi. Ma qualcosa effettivamente mancava a completare la nuova fase creativa
intrapresa, qualcosa di realmente oltre che ci permettesse di definire
in maniera nitida la reale portata del nuovo linguaggio del duo; ed allora cosa
c’è di meglio di un bel live?
Certo le qualità straordinarie dei musicisti coinvolti nell’azione è
impressionante (Shipp, Evan Parker, Bennink, Pierce
e William Parker) e la capacità di gestione di tale materiale umano
è tutto sommato stupefacente per come i due inglesi al timone riescano
con leggiadria a condurre i signori in questione lungo due impervie improvvisazioni
di circa 30 minuti l’una che oltretutto si aprono con un riff di chitarra che
ti aspetti da un momento all’altro divenire forse Tv Eye per quanto è
torrido.
Accade in queste due lunghe composizioni tutto quello che uno si aspetta, improvvise
sfuriate subito seguite da seducenti pause molto Inghilterrra colta e poi impercettibili
passaggi orchestrali dove tutto sembra stia per virare in qualcosa di molto ma
molto più fruibile ed invece ecco che la classe dei musicisti devia il
corso forse naturale delle cose lungo chine piuttosto sdrucciolevoli che soltanto
chi è fornito di due buoni marroni è in grado di affrontare.
E su tutto sembra sempre di avvertire la concentrazione dei due Coxon e
Wales intenti a non far scemare l’attenzione centellinando i suoni e definendo
le direzioni da percorrere nell’attimo successivo. E’ un’esposizione lucida e difficile
che sceglie volontariamente un’impatto frontale di grande spessore esecutivo consegnandoci
definitivamente un gran gruppo su cui puntare nel futuro.
Ciao Ciao Techno!
Voto: 7
Link correlati:www.thirstyear.com