(Autoprodotto-2003)
L’apertura di questo “A-Level”, presumibilmente il disco d’esordio degli italiani Harryhaller, è affidato ad un riff semplice semplice, scarno e fragile ma al tempo stesso di grande efficacia, proprio come quelli che abbiamo imparato ad amare grazie ai Velvet Underground, che si apre poi in una ballata post-rock in mid-tempo fino ad esplodere in un refrain accattivante che ha la gran dote di rimanerti in testa per lungo tempo. Seguono altre 5 tracce al cui ascolto non si può non notare come le note più interessanti provengano dal basso, vero motore ed anima di questo gruppo: gommoso come quello dei Dianogah, articolato come quello degli A Minor Forest, melodico come quello degli Shipping News, e supportato degnamente da una batteria che gli permette in più occasioni di volare. La chitarra, a questo punto, non può far altro che comportarsi come si richiede in questi casi e cioè di essere secca ed essenziale come quella Albiniana, affilata come un rasoio, pronta ad infilarsi in profondità negli spazi vuoti lasciati dalla sezione ritmica. Riassumendo, un buon disco: post-rock dalle strutture solide e dai cambi repentini (The Place, Nowhere) , voce indolente e malinconica di slintiana memoria (Eva), strumenti che si intrecciano con pregevole abilità (Neige), spunti post-hardcore (That Thing Entertains Your Mind e The Guide) e un grande equilibrio generale.
Voto: 7
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Autore: agguato@hotmail.com