“SCHWARZWALDFAHRT”
autore: Peter Brötzmann & Han Bennink
etichetta: FMP
anno di pubblicazione: 1977
con: Peter Brötzmann, Han Bennink.
Peter Brötzmann si è cucito addosso un autentico cliché, quello del sassofonista energico, in grado di portargli numerosi consensi soprattutto fra quei fans dell’ultima chiamata che lo hanno individuato quale influenza di notevole entità nei fuochi fatui della no wave. Sinceramente, alle sue maschie dimostrazioni di possanza, preferisco questo disco che quando uscì era un caso di insolita stravaganza, direi quasi un caso di follia, o come altro definire la decisione di piombare per tre giorni nella Foresta Nera, con armi e bagagli, e lì registrare in libertà suonando gli strumenti che era stato possibile trainarsi dietro, ma usando anche legni, piante, sabbia, terra, acqua e aria. Ancora non si parlava di registrazioni in siti particolari… la Ouïe Dire Production e i dischi di Michel Doneda nella Montagna Nera, quelli del duo Kuwayama / Kijima sotto i ponti dell’autostrada e quelli di Warburton / Guionnet / La Casa nelle stazioni del Métro non erano pane (quasi) quotidiano… le uniche registrazioni concepibili erano quelle effettuate in uno studio di registrazione o in una sala da concerto e simili sfizi venivano riservati alla ricerca antropologica. Quindi Schwarzwaldfarth è un disco coraggioso… o almeno lo è per il sassofonista, il cui modello espressivo era tanto più efficiente quanto lo spazio a sua disposizione era ristretto – dando così modo alla sua energia di deflagrare. Per Han Bennink il discorso è diverso, dato che per lui lo spazio a disposizione nei palchi non è mai stato troppo. Avrei voluto vederlo, durante questa scorreria, scapicollarsi libero come un cavallo pazzo e trascinare il suo pard incontro alle più assurde situazioni. Un gran bell’esempio di dualismo, anche se il disco pare più opera di Bennink che non del suo compare.