“HIJACKING”
autore: Kletka Red
etichetta: Tzadik
anno di pubblicazione: 1996
con: Leonid Soybelman, Andy Moor, Tony Buck, Joe Williamson.
Se il revival della musica klezmer, e della canzone yiddish, ha vestito spesso abiti più tradizionali della tradizione stessa, ci sono stati tuttavia dei casi interessanti anche per coloro che nella musica cercano qualcosa di più rispetto alla pedissequa riproposizione degli standard imbalsamati che di solito imposte il folclore. Uno superbo esempio di ritocco creativo della memoria lo abbiamo nel disco d’esordio dei Kletka Red che, insieme all’altrettanto splendido Mir Shlufn Nisht dei cugini God Is My Co-Pilot, rappresenta quanto di meglio la nuova musica ebraica ha saputo proporre. Il gruppo, già di per se, raffigura una delle situazioni più significative di fine millennio, con al suo interno quella commistione fra generi musicali e anche di tipo geografico. Il batterista Tony Buck è sbarcato a Berlino, base dei Kletka Red, partendo dalla nativa Australia e attraversando il Giappone, dove ha fatto parte della prima formazione dei Ground Zero; l’estone Leonid Soybelman vi è giunto via Tel Aviv e lo scozzese Andy Moore ha fatto, invece, sosta ad Amsterdam dove ha familiarizzato con gli Ex. Se poi consideriamo che il bassista Joe Williamson, elemento fluttuante del gruppo, proviene dal Canada, i quattro punti cardinali sono coperti per intero. Nel loro background c’è di tutto: dai suoni punkedelici alla tradizione free form, dal progressive all’improvvisazione, dalla no wave all’elettronica. Tanto succo si riflette in una musica sghemba, screziata da frantumazioni, con le chitarre che spesso ruggiscono motti hendrixiani e con la voce di Soybelman che, nei quattro brani cantati, si destreggia in inflessioni, tristemente sarcastiche, che ricordano l’Enzo Jannacci più pungente… ciò, detto in senso tutt’altro che denigratorio.