(Sanctuary/Edel 2003)
Dopo sei anni dall’ultimo “Junction Seven” ritorna l’ex bambino prodigio del British Blues con un album finalmente all’altezza di cotanto autore, tanto che si possono dimenticare gli ultimi passi falsi fatti sia con Junction Seven che con i precedenti ultimi album francamente brutti e inutilmente sofisticati. Steve Winwood è un personaggio che non ha bisogno di presentazioni, sin dai primi sessanta con lo Spencer Davis Group fino ai folgoranti Traffic nei settanta è stato sempre un crescendo sia in ispirazione che come musicista. Il dopo Traffic invece, e quindi la sua carriera da solista, ha coinciso con un generale affievolimento del personaggio, anche perché l’esperienza Traffic è francamente irripetibile in quanto gioielli senza tempo quali John Barleycorn, Must Die o Welcome To The Canteen non sono quello che si dice all’ordine del giorno. Ma la voce è la voce e quella di Steve è inconfondibile, e un grande solista dell’organo Hammond è molto raro, e Steve lo suona alla grande ormai da quarant’anni, e quindi perchè buttar via tutto questo? Perché non fare un disco almeno dignitoso? Detto fatto e con “About Time” Steve ha fatto qualcosa in più: l’album è proprio ben fatto, non un capolavoro questo no, ma all’altezza del personaggio, con Hammond e voce in gran spolvero in una riuscita miscela di Soul, Jazz, musica latina e (come poteva mancare?) qualche richiamo Traffic che rende il tutto piacevole e senza cadute di tono. Qualche titolo? La splendida cover di Why Can’t We Live Together di grande atmosfera e sentitissima, i toni solari di Domingo Morning o quelli soul-funky di Take It To The Final Hour e Now That You’re Alive, mentre Phoenix Rising è la ciliegina sulla torta, qui veramente i Traffic sono dietro l’angolo cosa che non può far altro che piacere, perché Steve Winwood è Steve Winwood non uno qualsiasi, come gli Stones o Dylan o Van Morrison ha un suo marchio di fabbrica è innegabile, e mercificare il suo talento in produzioni mediocri come ha già fatto mi sembra ormai più volte è proprio un vero peccato, e quindi speriamo che questa sia una ri-rinascita di buon auspicio e non un episodio isolato. Vorrei infine far notare che gli arrangiamenti sono molto semplici, non ci sono sofisticazioni di sorta: solo voce, organo Hammond, chitarra, basso, batteria e percussioni, finalmente!
Voto: 7
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Autore: letitrock@tiscali.it