(Artemis Records/Rykodisc)
Certo mi riesce difficile pensare a “The Wind” come l’ultimo e definitivo album di Warren Zevon, mi riesce difficile pensare che Warren non sia più tra noi a deliziarci con la sua musica, con i suoi testi popolati da avvocati corrotti, lupi mannari, disperati perdenti in cerca di affermazione o redenzione, amori persi per sempre o ritrovati troppo tardi; però purtroppo è così; la sua morte è avvenuta qualche giorno prima dell’uscita di questo bellissimo “The Wind”, un disco pari addirittura al suo capolavoro omonimo del ’76, con tutti gli undici brani presenti di alto livello ed almeno quattro-cinque a dir poco esaltanti. Certo c’è da dire che gli amici musicisti coinvolti in questo progetto sono quanto di meglio il nostro immaginario musicale possa avere: sentire in un colpo solo Bruce Springsteen, Ry Cooder, Dwight Yoakam, Tom Petty, Emmylou Harris, Jackson Browne, Don Henley, Timoty B. Schimit, Joe Walsh (questi ultimi tre in pratica i vecchi Eagles), oltre a Jim Keltner e David Lindley (e mi scuso fin da ora con qualche eventuale dimenticato), ma quello che stupisce di più è che tutti i brani nonostante i nomi presenti sono del tutto in stile Zevon che non ha certo bisogno di presentazione o spiegazioni, la sua caratteristica voce nasale (unica purtroppo) è quella, i rock and roll presenti spigolosi come sempre, vi ricordate di Poor Poor Pitiful Me?), le ballate come sempre dolcissime e strappacuore, certo la chitarra di Cooder è la chitarra di Cooder, la voce di Springsteen o quella di Tom Petty immediatamente identificabili, ed è innegabile che la presenza di questi grandissimi in qualche modo emerga, il loro stile, la loro personalità (indubbiamente forte) si fa sentire, ma nel pieno rispetto dell’artista protagonista, questo si, ed è proprio qui che sta il bello: loro sono semplicemente (si fa per dire) la rock-band di Warren Zevon in ‘The Wind’, e quindi in definitiva vuoi per l’amicizia (con alcuni di lunghissima data) vuoi per la vicinanza e l’affetto mostrati in un momento così delicato, si sono rivelati per Warren linfa vitale in tutti i brani presenti. Tra questi semplicemente straordinari Dirty Life And Times, Disorder in the House, Knockin’on Heaven’s Door e The Rest of The Night, intensa ed ipnotica Prison Groove, nel più classico Zevon style Numb as a Statute e Keep Me in Your Heart. In definitiva un testamento musicale di artista sicuramente originale nella sua tagliente ironia, nel suo disincanto in qualche modo romantico, nel suo falso cinismo e nella sua infinità sensibilità ci ha lasciato in puro stile Zevon, infatti poco tempo fa disse “Penso che non posso proprio lamentarmi, ho un figlio, sono addirittura nonno, ho vissuto trent’anni più di Jim Morrison ed ho visto l’ultimo di James Bond”. Grande fino alla fine Warren, ci mancherai.
Voto: 10
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Autore: letitrock@tiscali.it