Muets

“MUETS”

autore: Klaxon Gueule

etichetta: Ambiances Magnetiques

anno di pubblicazione: 1999

con: Michel F. Côté, Bernard Falaise, Alexandre St-Onge.

Quali sono gli elementi trainanti di questo CD? La miscela di influenze che contribuisce alla sua creazione e che va da John Cage all’elettroacustica, dal jazz all’AMM, dal progressive alla psichedelia? Oppure l’incontro di tre musicisti, diversi fra loro ma abbastanza curiosi da riuscire a individuare le poche zone, nell’infinito universo dei suoni, idonee a una compenetrazione dei loro ego? Tutti elementi di vitale importanza, anche se credo che il nodo focale di Muets stia nella destrutturazione, quasi dissoluzione, e reinvenzione del power trio, cioè di una delle massime istituzioni della musica rock. Detto ciò qualcuno penserà a quella bufala chiamata post-rock – spiegatemi cos’è! – mentre in realtà fra queste ceneri cova il rock del nuovo millennio. Muets evolve in direzione di una musica tutta giocata sulla ricerca timbrica e sulla vivisezione degli strumenti, una musica di chiara derivazione elettroacustica e prossima alle forme d’improvvisazione in auge alla fine degli anni Novanta. Nulla ci toglie dalla testa l’idea che l’artefice principale di tale evoluzione, che ha portato i Klaxon Gueule dall’originaria congiuntura fra jazz e noise verso queste forme inesplorate, per formazioni di tale fatta, sia il bassista Alexandre St-Onge, un elemento dalla forte personalità che, pur scomponendo la propria attività in più rivoli, sembra destinato a conquistarsi un posto di rilievo nell’economia di questi anni poco vivaci (ottima la sua produzione solista o in compagnia di Christof Migone). Ciò viene detto senza nulla togliere al chitarrista Bernard Falaise e al batterista Michel F. Côté che, addirittura, sono ancor più ammirevoli nella loro capacità di spingersi all’interno di queste audaci soluzioni.