(K Records/2003 Wide)
Non è il vero e proprio nuovo disco degli Old Time Relijun, per lo meno non è quello che ci si attendeva, con un definitivo nuovo batterista al posto del dimissionario Phil Elvrum, ma non è il caso di fare i pignoli. Come suggerito dal titolo, questo è un disco che raccoglie un po’ di materiale finito da tempo nei cassetti (demo, alternative ed out takes) e rispolverato adesso per celebrare il decennale della band, nonché, presumibilmente, l’inizio di una nuova stagione caratterizzata da un’oramai totalizzante leadership da parte di Arrington De Dionyso. Alla fine quello che manca è proprio (e solo) la mente dei Microphones, assente non solo nei brani che compongono la tracklist (e visto che si celebra il decennale di una carriera non era tanto sbagliato pensare che l’avremmo ritrovato) dove viene privilegiato il primo periodo con il batterista originale del gruppo, Bryce Panic, ma anche accuratamente ignorato nelle ricchissime note del booklet, quasi non avesse mai fatto parte del gruppo. Una circostanza, questa, che ci induce a pensare che il sodalizio non si sia concluso in maniera così amichevole come dichiarato dagli interessati. Ma dato che non siamo un giornale scandalistico torno subito a parlare della musica, che è quello che ci preme di più. Il minimo comune denominatore, almeno ad un primo impatto, è quello di trovarci di fronte ad un lavoro in cui si è privilegiato l’aspetto ritmico della musica, quasi Arrington avesse voluto proporci la sua particolare visione di dance music. Alla Batteria siedono di volta in volta lo stesso De Dionyso, Bryce Panic e i nostri Jacopo Andreini e Fabio Magistrali. Per il resto la solita grande musica: primitiva e mistica, sporca e cattiva, dosi di punk e blues malefico, scampoli di free-jazz ayleriano e quella voce da invasato che ben conosciamo. Tra i tantissimi pezzi del cd c’è il tempo per recuperare vecchi classici del repertorio come i primissimi tyger e mirror (comparivano sull’esordio Songbook Vol. 1, disco piuttosto saccheggiato) o gli hit casino e telephone call, ma anche di gettare nuova luce sull’esperienza italiana dell’Arrington De Dionyso Quartet in compagnia dei già citati Andreini e Magistrali.
Per colori i quali si attendevano una caduta degli OLR determinata dall’abbandono di Elvrum dovranno aspettare il prossimo turno perché qui, veramente, non c’è trippa per gatti.
Voto: 7
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Autore: agguato@hotmail.com