(CD-r 2003)
L’immaginario musicale che gli Esdem hanno elaborato nel corso di un’esperienza chiaramente “in progresso” e che è confluito nelle quattro tracce – ufficiali, perché un’altra è “nascosta” – contenute in questo ep può essere in prima battuta incasellato nel cosiddetto genere “dark”: con l’avvertenza però di non considerare il gruppo maceratese come una semplice riedizione di Siouxsie And The Banshees o dei primi Cocteau Twins (all’apparenza, la comparazione più immediata). Infatti il quartetto (composto da Alessandra Farabollini alla voce, Tomaso Muzzetto alle chitarre, Simone Viburni al basso e alle programmazioni della “drum machine”, Simone Paolo Ricci ai campionatori, alle tastiere e alle programmazioni) maneggia con cura e passione suoni elettronici di varie generazioni – dagli antenati Kraftwerk alle esplosioni creative della “new wave” fino alle nuove sonorità che i Radiohead hanno reso di pubblico dominio – irrobustendo la vena gotica espressa soprattutto dalla cantante (dal tono al primo ascolto fragile ed etereo, in realtà piuttosto minaccioso e lontano da ogni bamboleggiamento, grazie anche ad efficaci “filtri”: sentite Never seek to thy love, basata su una poesia di William Blake) e dai testi (fin dai titoli premonitori: La Musa, Danza silente).
L’ultima traccia “ufficiale” (la notevole Vuote lisce e morte, in pratica come se i Durutti Column scrivessero la colonna sonora per un Dario Argento d’annata; quindi atmosfere oniriche e sospese, in attesa dell’inevitabile minaccia) è stata cooprodotta con la “RedHouse Recordings” (ovvero i meritatamente onnipresenti David Lenci e Andreas Venatis); per altro, i brani precedenti non soffrono certo il confronto sul piano del trattamento dei suoni e soprattutto della voce, dimostrando una buona padronanza anche dello “strumento-studio di incisione” (“with a little help from” Stefano Sasso). Bravi e da seguire.
Contatti: esdem@katamail.com
Voto: 7
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