Veedon Fleece

“VEEDON FLEECE”

autore: Van Morrison

etichetta: Warner Bros.

anno di pubblicazione: 1974

con: Van Morrison, Ralph Walsh, John Tropea, David Hayes, Joe Macho, Dahaud Shaar, Allen Swartzburg, Nathan Rubin, Terry Adams, Jim Rothermel, Jack Schroer, Jeff Labes, James Trumbo.

Ma quanta cazzo di passione arde nelle viscere di quest’uomo? Ascoltando i suoi dischi più riusciti – Astral Weeks, Common One e questo Veedon Fleece… è il caso di dirlo? – viene da pensare a qualcosa di smisurato, come una fiamma che pare inesauribile e impossibile da soffocare. Proprio all’eccesso di questi momenti sono da imputare le numerose cadute che, al pari d’ostacoli nel percorso d’un ubriaco, stigmatizzano la sua carriera. La voce inconfondibile del rosso irlandese, il quale in questa circostanza ritorna alla sua terra senza però abbandonare completamente le atmosfere jazzy che qualche anno prima avevano dato vita ad Astral Weeks, è come sempre la vera protagonista, cioè l’elemento in grado di catalizzare l’attenzione indipendentemente dalla bravura degli strumentisti, sempre di buon livello, che la accompagnano. Se Fair Play, il brano d’apertura, è il capitolo della sua discografia che più si avvicina alle atmosfere tipiche delle settimane astrali, sono però i numerosi episodi dal carattere più intimista che fanno ricordare questo disco, certamente la sua opera più introversa, come un piccolo capolavoro di gusto e d’equilibrio. Come Here My Love, autentico monumento alla canzone d’autore che poi verrà riproposto anche dai This Mortal Coil, Linden Arden Stole The Highlights, Who Was That Masked Man, con la suggestiva voce in falsetto, e Country Fair sono quanto di meglio la sua verve ci ha tramandato. La forza più travolgente dell’ex Them rimane invece integra in Bulbs, sfido chiunque ad ascoltarla restando fermo, e nei grugniti di Cul De Sac. Per chi ha cantato una Gloria ben diversa da quella santimonia che sarà poi lodata dagli U2 non possiamo nutrire che eterno rispetto.