Congliptious

“CONGLIPTIOUS”

autore: The Roscoe Mitchell Art Ensemble

etichetta: Nessa

anno di pubblicazione: 1968

con: Roscoe Mitchell, Lester Bowie, Malachi Favors, Robert Crowder.

Quello di questo disco, con tre quinti della sua line up più duratura, è certamente da considerare come il primo nucleo dell’Art Ensemble Of Chicago (in precedenza, sempre su Nessa, era uscito Number 1 & 2 al quale partecipava anche Joseph Jarman, ma però veniva accreditato al solo Lester Bowie). La presenza dei tre brani in solitudine che occupano l’intero primo lato – rispettivamente di Favors, Mitchell e Bowie – lascia intendere come lo spirito di questo ensemble sia effettivamente già di tipo collegiale e non leaderistico. Oltretutto sono proprio quei tre brani, Tutankhamen, Jazz Death? e Tkhke, a rappresentarne il succo reale, con il loro lasciar intendere quanto diverse e centrifughe fossero le forze che confluirono in quella che poi divenne la leggenda della Wind City. Di fronte all’asprezza lucida e razionale di Mitchell, preannunciatrice di Nonaah, stanno il citazionismo del trombettista, che sotto lo sberleffo tende a irridere la cultura bianco-europea, e la esposizione ipnotica del contrabbassista, il cui splendido brano, con leggere variazioni nel modo in cui è scritto (Tutankhamun, Tutankamen…), verrà ripreso in più occasioni sia dall’Art Ensemble che da alcuni dei suoi singoli componenti. Mi sembra quasi superfluo far osservare come i tre musicisti rappresentino rispettivamente la coscienza e la conoscenza dell’antica cultura africana (Favors), le peripezie – comiche per il bianco – dello ‘schiavo negro’ (Bowie) e, infine, il musicista nero contemporaneo che il terremoto della new thing ha contribuito a liberare dalle catene della jazzitù (Mitchell). Congliptious / Old, nel secondo lato, unifica definitivamente le loro forze in quella miscela unica che sarà poi conosciuta come Great Black Music.