“THE HANGMAN’S BEAUTIFUL DAUGHTER”
autore: Incredible String Band
etichetta: Elektra
anno di pubblicazione: 1968
con: Robin Williamson, Mike Heron, Dolly Collins, David Snell, Licorice McKenzie.
Il revival del folk inglese produsse, fra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta, alcuni dei dischi più importanti dell’epoca. All’interno di quel movimento, che fu comunque valido nel suo insieme, l’Incredible String Band si innalza tuttavia come un gigante in un mondo di nani, questo perché Williamson e Heron recuperano il folk dalla mummificazione, in cui intendevano relegarlo i puristi, per restituirgli quel potere vitale che gli appartiene di diritto. Il senso comunitario simboleggiato dalla mitica copertina, che una ventina d’anni dopo verrà anche clonata dai Current 93, è indice del perfetto equilibrio esistente fra i due leader, e fra questi e gli altri collaboratori (occasionali o meno che siano). Però c’è di più, ché se fosse tutto qui parleremmo di ‘comune hippy’ e non di musica: la bellezza delle armonie vocali, la commistione con le culture orientali e l’attitudine lisergica sono tutti elementi che catapultano la bellissima figlia del boia nel suo tempo ed oltre, fino a fare di essa un’opera estremamente innovativa. Nulla è fuori posto, nulla avrebbe potuto essere diverso, nulla può essere valutato meno che eccelso. Come fare a citare una canzone in una torta così piena di ciliegine? Però, senza far torto alle altre, Mercy I Cry City, Koeeaddi There, Swift As The Wind, The Minotaur’s Song e The Water Song hanno quel piccolo particolare in più, quell’impasto armonico dotato di maggiore efficacia… pulviscoli in grado di elevarle di un nonnulla al di sopra del resto. Questo, last but not least, è anche il capolavoro del produttore Joe Boyd che pure, fra Pink Floyd, Fairport Convention, Nick Drake e REM, ne ha fatte delle belle. Cos’altro dire di un disco che suona ancora così paurosamente attuale: davvero incredibile!