“A RAINBOW IN A CURVED AIR”
autore: Terry Riley
etichetta: Columbia
anno di pubblicazione: 1968
con: Terry Riley.
Se c’è un musicista che ha avuto un ruolo essenziale nell’avvicinare il pubblico del rock alla musica minimalista questo, ancor più del Dream Syndicate di La Monte Young, Tony Conrad, Marian Zazeela e John Cale, è Terry Riley. Dai Curved Air di Sonja Kristina e Darryl Way agli Oval di Markus Popp, dai Soft Machine di Robert Wyatt e Hugh Hopper agli Stereolab di Tim Gane e Lætitia Sadier, in quanti hanno attinto alla sua musica? Impossibile elencarli tutti. Pensate che pure gli insospettabili Who si sono sentiti in dovere di rendergli omaggio in Baba O’Riley. Basta guardare poi la copertina di questo A Rainbow In A Curved Air, che potrebbe benissimo essere quella di un disco di Steve Stills o David Crosby, per comprendere l’interesse dello stesso Riley, o di chi per lui, verso quel tipo di pubblico. Le celestiali sequenze di organo elettrico, clavicembalo, rocksichord (una tastiera elettronica), dumbec e tamburino che adornano la title track sono un’autentica meraviglia che soffre, quale unico difetto, della costrizione obbligata ai limiti del vinile, per sua natura questa musica dovrebbe essere libera di espandersi all’infinito. A Rainbow In A Curved Air è un viaggio psichedelico dove, come si può capire dalla strumentazione usata, antico e moderno, nonché oriente e occidente, si fondono in un unico abbraccio. Musica senza spazio né tempo. Poppy Nogood And The Phantom Band, nel secondo lato, mostra un aspetto più spigoloso di Riley dove, vuoi anche per l’utilizzo del sax soprano accanto all’organo elettrico, emerge un’altra passione dell’autore, quella per l’improvvisazione jazzistica, e dove è possibile individuare punti di contatto con l’opera di John Coltrane. È un brano meno fluido dell’altro ma comunque di alto livello qualitativo.